Confronti con il passato

Confronti con il passatoNel dopoguerra gli italiani erano accesi dalla speranza concreta di ricominciare. Davanti c’erano hanno pieni di ricostruzione, di ristrutturazioni. Le fotografie in bianco e nero di quegli anni mostrano un’Italia con una nota di fierezza nella voce, negli occhi. Gli italiani contavano sulla propria abilità e costanza, si conoscevano, sapevano di potercela fare. Nei rapporti interpersonali nessuno era prevenuto nei confronti degli altri. Il clima che si respirava era rilassato. La gente era franca, leale, disponibile, seria, capace . Su dieci persone otto erano sane solo due marce. La gente passava sopra alle differenze, alle diversità. Non c’erano scontri violenti, dissapori forti. Tutti pensavano a guadagnare sul serio, a lavorare, alla famiglia che era il perno della società e quindi era sacra. La famiglia riscuoteva consensi, era guardata di buon occhio. Anche se si aveva poco tempo per i passatempi ci si divertiva anche con poco. La gente passava il tempo libero nei bar facendo chiacchiere oziose. I conoscenti si sorridevano amabilmente. Si accettava di incontrare tutti senza riserve. In quel periodo molti erano ancora poveri nel vero senso della parola, ma erano lieti, in armonia con il resto della società. I poveri non erano ghettizzati, guardati a vista. Erano pochi i paperoni, quelli che navigavano nell’oro. In uno stato di parità tutti cercavano di aiutare gli altri, di aiutarsi. Le vicine di case si scambiavano oggetti, i bambini venivano accompagnati a scuola dai vicini. Poi è venuto il boom economico. La distinzioni in classi si è accentuata. Tutti hanno cercato di mostrarsi migliori degli altri e hanno ingaggiato una lotta per la supremazia. Molti non hanno fatto altro che menzionare i propri beni, le proprie conquiste. I poveri sono stati guardati con sguardo perplesso, a tratti sprezzante. Alcuni poveracci sono stati rifiutati, respinti. Molti si sono atteggiati a gran signori mostrando di intendersi di arte, di equitazione. Molti hanno finto di essere ricchi per competere con gli altri e quindi hanno parlato solo di polo, di viaggi lontani, di giochi di società, di auto di lusso e ville da sogno. Molti dirigenti hanno seguito la scia, i modelli preconfezionati e hanno preferito segretarie giovani e avvenenti, spesso lasciando la moglie per loro. il lavoro si è complicato, le donne si sono sofisticate divenendo irriconoscibili, i giovani uomini sono apparsi sempre più palestrati. Alle tasche piene di soldi ha corrisposto una vita vuota d valori. Le campagne si sono spopolate, le città si sono riempite. Si guarda sempre più con aria di rimpianto al passato, al periodo in cui si era poveri ma allegri. Ora siamo caduti troppo in basso e al vuoto dei portafogli si aggiunge quello del cuore. Eppure ci vorrebbe poco a tornare umani, basterebbe salutare i vicini di casa al mattino, aiutare i poveri. Invece ognuno rimane nel proprio recinto convinto ancora di essere qualcuno, di essere importante. Ma per la vanità fine a se stessa sta per scattare l’ora x.

 

Ester Eroli

 

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