Fare tardi

Fare tardiIl mondo del lavoro può essere piacevole, mutevole ma anche estremamente complesso. Ricordiamo ancora il segreto piacere provato al momento dell’assunzione, dopo notti insonni da disoccupati. Poi il lavoro ci ha assorbito completamente, coinvolto. Poi ci siamo confrontati con gli altri e abbiamo scoperto le stesse magagne, gli stessi imbarazzi, gli stessi soprusi, le stesse sfide, gli stessi impacci, gli stessi ostacoli. Inoltre abbiamo scoperto come il mondo del lavoro si nutra di palesi contraddizioni, che sono provocazioni e che procurano un sottile disappunto, oltre che un dolore all’anima. Spesso alcuni dipendenti vengono fatti rimanere fino a tardi con la scusa di un aumento improvviso di lavoro. Poi questi stessi dipendenti ottengono un avanzamento di carriera e si scopre che sono amici degli amici di qualcuno che conta. Se un commesso vuole rimanere di più rispetto al suo turno gli viene proibito di fare straordinari, adducendo l’impossibilità di pagarli. Ma allora come vengono pagati quelli che rimangono?. Si scopre che si offrono volontari, che lo fanno gratuitamente. Allora tutti provano a rimanere se non altro per avere una promozione ma vengono cacciati in malo modo come appestati. Per il bene della fabbrica, dell’azienda fanno tardi solo quelli segnalati, vicino al potere, gli altri ovviamente restano a bocca asciutta pur magari avendo bisogno per ragioni familiari, sociali di fare straordinari. Fanno gli straordinari persone che magari viaggiano con le borse di Gucci e gli abiti di Armani. Si nasconde il reale motivo di questo aumento della mole di lavoro. Si va nel profondo e si scopre che poi non c’è tutto questo arretrato da smaltire e poi se ci fosse potrebbe essere smaltito da più persone non da una soltanto. Alcuni capi per camuffare parlano di nuove progettualità, di nuovi orizzonti per l’azienda quando si sa benissimo che è in crisi. Quando si vede un nuovo assunto che si ferma oltre l’orario consentito allora si comprende la natura dei suoi rapporti con la dirigenza. Si capisce al volo che ha le spalle coperte, che è intoccabile. Con il tempo scompare l’aria sorridente e tranquilla e subentra la rassegnazione. Non ci si aspetta più nulla, si fa lo stretto necessario. Risulta difficile persino lagnarsi, si fa buon visto a cattivo gioco. Il giorno dopo poi si devono sentire pure, con una smorfia di disgusto, da parte di giovani specie, sfacciatamente gli elenchi delle cose fatte e delle pratiche sbrigate in nome dell’efficienza. Forse anche noi, persone rette, moralmente sane, impeccabili, potevamo dare una mano. Tuttavia non ci viene chiesto, anzi, se ci offriamo ci respingono inorriditi come se fossimo da buttare via. I progetti concreti spettano ai giovani appena arrivati, brillanti e audaci, che fanno una carriera fulminea. Quelli che sono da anni nel negozio, nel cantiere, restano indietro anche se sono competenti, hanno esperienza e sono arrivati per primi. L’età anagrafica non conta, si rifugge dall’idea di premiare i più anziani, quelli che al momento della loro assunzione non potevano fare carriera per rispetto dei più anziani. Ma allora quando viene il loro turno?: intanto giovani amici prendono la dirigenza, i posti di comando come se fossero vecchi esperti del settore. Si esaltano pure e si vantano della loro posizione raggiunta. Spesso fanno esperienza la sera quando gli altri vanno via per tornare a casa. In questa perenne irrealtà non si può cancellare quella che appare come ingiustizia sociale. Il trucco per i protetti tanto è sempre lo stesso: fare tardi, facendo tardi si può premiare la buona volontà e l’impegno. Ci rispetta l’orario ed è puntuale non ha nessuna ricompensa.

 

Ester Eroli

 

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