Fastidio

Il mondo è composto di molte persone diverse, che si esprimono in modo diverso, che hanno gusti diversi, reazioni diverse. Su una cosa però si trovano tutti d’accordo, nessuno vuole essere disturbato. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che non dobbiamo dare fastidio agli altri il più possibile. Il dramma che sono considerati altri anche i figli, i nipoti, i cugini, gli zii, i nonni. Con determinazione dobbiamo contare solo sulle nostre forze sempre con il sorriso sulle labbra. Non possiamo condividere con gli altri più di tanto sogni, emozioni, pensieri. Dobbiamo restare a debita distanza non entrare nel privato degli altri. Possiamo entrare solo se autorizzati. Non sempre ci autorizzano. Non possiamo penetrare nell’ambiente degli altri, scomporre abitudini.

Spesso abbiamo visto parenti sbuffare alle nostre spalle con la coda dell’occhio, vicini di casa mostrarsi scocciati solo perché abbiamo chiesto un po’ di zucchero per il caffè che era finito. Abbiamo visto passanti sbuffare per le nostre valigie voluminose trascinate sul marciapiede. Nessuno tollera, comprende. Con scoramento ci siamo resi conto che anche uno starnuto nostro al cinema dava fastidio perché deconcentrava. Abbiamo visto infermieri dolersi per la nostra presenza al fianco di un nostro caro oltre l’orario stabilito per le visite.

Abbiamo visto il fastidio dipingersi sulla faccia dei nostri parenti, amici a cui abbiamo chiesto di farci la spesa. Allora siamo stati costretti a uscire anche con la febbre pur di non disturbare. Abbiamo sospirato davanti alla freddezza stanca del medico di famiglia, del commercialista, stanco delle nostre domande insistenti, chiarificatrici.

Abbiamo visto un senso di fastidio persino in chiesa quando siamo dovuti uscire dal banco per la  comunione. Gli altri disturbano la nostra quiete, la nostra privacy.

Invitiamo amici ma non sopportiamo la loro venuta all’improvviso per un saluto. Ci da fastidio la carrozzina di un bimbo, le stampelle di un malato perché intralciano il nostro cammino spedito, veloce, sicuro.

L’irritazione sorge quando a provare fastidio sono le autorità, le istituzioni, le persone preposte a garantire la nostra sicurezza, i medici, gli avvocati, i dottori. Entriamo in fibrillazione ogni volta che dobbiamo chiedere un favore. Persino gli istituti religiosi si scocciano delle nostre richieste di aiuto. Cerchiamo di essere combattivi, di credere che tutto si risolverà per il meglio. Poi frastornati ci troviamo di fronte al nostro amico che inventa scuse per non aiutarci. Facciamo tutto da soli, arriviamo dove possiamo. Siamo stanchi di mascelle serrate, di muscoli in tensione che denotano la stanchezza per le nostre richieste di aiuto. Siamo travolti dal senso di fastidio del nostro compagno/a. ogni volta una attesa vana, una speranza delusa.

Troviamo colleghi gentili, allegri ma davanti a una nostra richiesta di aiuto, specie se esula dal lavoro, troviamo la rigidità, il muro. Se poi troviamo una persona disposta dobbiamo essere pronti all’occorrenza a restituire il favore o a fare un regalo. Niente ci viene dato gratuitamente.

Tuttavia anche noi se ci stiamo riposando detestiamo l’arrivo di un parente di un amico. Anche noi proviamo fastidio, dimostriamo di essere scocciati. E’ un dare e avere alla pari. Una bilancia che resta immobile sospesa nell’aria.

Dobbiamo assimilare questo concetto di non disturbare  farlo entrare nel cuore e nel cervello. Le stesse badanti sbuffano quando accudiscono un anziano petulante e insistente, mostrano chiari segni di insofferenza. Gli anziani come  i bambini danno fastidio. Allora ci chiudiamo in noi stessi e camminiamo a testa bassa nella speranza vana di non aver mai bisogno veramente di nessuno. Sono pochi fortunati quelli che se la cavano a buon mercato.

 

Ester Eroli

 

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