FUFFA

Il termine fuffa deriva probabilmente da un sostantivo dialettale maschile toscano fuffigno nel senso di groviglio di fili e tessuti, matassa ingarbugliata di fili. Il termine è poi divenuto un regionalismo lombardo dialettale, proprio delle lingue romanze. Secondo alcuni storici della lingua italiana il termine sarebbe una voce onomatopeica foff nel senso di cosa molto leggera. Non è un caso che il termine inglese lanugine sia fluff.

In altre parole la fuffa è la lanetta dei tessuti che di solito viene rimossa perché giudicata antiestetica e quindi un eccesso che deve essere tolto. Si intende con fuffa anche un accumulo di pelo e polvere.

In senso figurato significa cosa ci poco valore, insignificante, luogo comune, cosa di poca sostanza, chiacchiere inutili, discorso risaputo. Ad Ascoli Piceno ha il senso di caso fortuito. Nel nord e a Milano ha il senso di accumulo di cose inutili, discorso che sa di aria fritta. In Lombardia ha il senso di bene di scarsa qualità non di marca, per gli abiti di tessuti dozzinali, per i mobili di arte povera. Nel campo scientifico significa una materia inconsistente. In passato era pure riferito alle persone nel senso di persona goffa, inutile, ma il termine non era offensivo, ma usato in tono scherzoso.

Negli ultimi tempi il termine è giunto alla ribalda nazionale sempre in senso figurato, nel campo della critica e del giornalismo nel senso proprio di argomento labile e ingannevole, di poco conto, di cose da soffitta. Viene usato nei blog di frequente. Fra gli universitari è diffuso il termine esame fuffa nel senso di esame di scarsa difficoltà.

 

Ester Eroli

 

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