GIRALDI CINTIO

Giovanbattista Giraldi Cintio era nato a Ferrara da una nobile famiglia rinomata, come mostra il suo doppio cognome, conosciuta negli ambienti eleganti, il 12 novembre 1504. Divenne presto, dati gli studi umanistici, letterato, poeta, scriveva poesie dall’età di sei anni, drammaturgo. Il suo nome in realtà era un soprannome accademico con cui era noto negli ambienti colti. All’inizio scrisse poesie e novelle e il poema ercole. La novella il moro di Venezia ispirò Shakespeare per la tragedia Otello. Le novelle, tradotte in spagnolo e altre lingue, trattarono vari argomenti sociali, economici non mancarono le allusioni politiche. Poi si dedicò alla tragedia sperimentando nuove formule pur seguendo la poetica di Aristotele. Scrisse nove tragedie di ampio respiro per i temi trattati e il linguaggio innovativo. La prima, rappresentata nel 1541 e pubblicata nel 1543, l’Orbecche fu molto apprezzata dal pubblico e meritò molti applausi. Fu un innovatore perché introdusse la tragicommedia. Fu un vero teorico del teatro, scrisse molti trattati sul teatro, e creò nuovi generi teatrali. Per vivere insegnava retorica a Ferrara e poi alla università di Torino. Fu segretario particolare del duca Ercole II d’este. Nei suoi trattati fece anche analisi dettagliate del genere letterario romanzo. Le sue sperimentazioni portarono una ventata di aria nuova. Il suo influsso negli anni successivi fu notevole. Anticipò le caratteristiche del teatro elisabettiano e barocco. Introdusse l’orrore come elemento di spettacolo. Una opera poetica poco conosciuta è il poema in versi in due parti, divisa in settori, le fiamme, opera di grande spessore, che si ispira al dolce stil novo e alla poetica siciliana.

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