I nuovi aspetti dell’odio sociale

Apparentemente sembra che l’odio sociale sia superato. I giovani vestono tutti uguali, con i jeans e i giubbotti e non fanno caso alle differenze di classe. Gli anziani si distraggono nei centri, fanno gite senza pensare alle rivalità, ai livelli sociali. I ceti sociali sembrano essersi mescolati, a nessuno viene impedito di frequentare persone di altro ceto. La differenza di classe è attutita, non è pressante. Non ci sono barriere, impedimenti di sorta. Ci sono persone che prediligono spaziare nei vari ceti. I livelli sociali non sono evidenziati e ognuno si accontenta di far parte del proprio ceto.

Ci si accorge poi che i ricchi hanno un altro tenore di vita, hanno l’aereo privato e la barca, la villa all’estero, che spesso sono arroganti, presuntuosi, boriosi, che graffiano con la loro superiorità. Essi spesso considerano l’avanzamento di altre classi deleterio per loro, si sentono sminuiti, rovinati nella loro ascesa perfetta.

Il ceto medio mite, mediocre, resta nell’ombra sovente, bloccato in una vita grama, fatta di rinunce e invidia i ricchi. I poveri, costretti a camminare a testa bassa,  a tacere, invidiano  il ceto medio, dato che la loro esistenza è scadente, di scarso livello, ristretta.

L’odio sociale quindi esiste nei bassifondi della coscienza e si manifesta con sguardi torvi, sospiri, occhiatacce, dispetti, repulsioni, distanziamenti. L’odio travolge pure i giovani. Ragazze giovani guardano storto donne con pelliccia costosa e abiti firmati. Poi accade che riescono pure loro a comprarsi certe cose costose e allora guardano tutti dall’alto in basso ricalcando lo stesso atteggiamento che tanto hanno biasimato.

Sembra che sia il denaro la ragione profonda dell’odio sociale. Si odia chi ha i soldi e infinite possibilità.

 

Ester Eroli

 

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