Il ritrovamento di Santa Deodata nel castello di Ronchi

Il castello di Ronchi si trova a Crevalcore in provincia di Bologna. Era la residenza di campagna con tanto di palazzo baronale e torri e scuderie della nobile famiglia locale Caprara. La casa era detta domus magna e si sviluppava su due piani. Nel cinquecento il castello fu trasformato e arricchito di fregi e affreschi e le merlature eliminate. Nel settecento sorse la chiesa di san Matteo in mattone e stucco, a pianta ellittica, con tre altari di cui quello centrale dedicato a san Matteo e quelli laterali alla vergine e al crocefisso. L’erede della famiglia Vittoria lo ha venduto e lo ha comprato il comune.

In questo castello nell’agosto 2007 dopo alcuni lavori di scavo è emerso un fondo di coppa del IV secolo con figure d’oro. Dentro è stato trovato un reliquiario  in legno e vetro custodito nella chiesa di Ronchi. Il reliquiario sembra manomesso, e ci sono resti  umani accumulati alla rinfusa con tracce di tessuto e fiori finti in panno. Sulla fronte di un teschio rovinato è stata trovata una scritta che allude al corpo di santa Deodata vissuta a Siracusa nel IV secolo. Sono stati ritrovati il cranio, la clavicola, le scapole, le costole, l’omero, le vertebre. Insieme a lei sono state ritrovate anche le ossa di due bambini di 15 e 10 anni. Le ossa analizzate nella università di Bologna hanno dimostrato che appartengono a una donna di una età compresa tra i 36-39 anni, di media statura, morta martirizzata. Il cranio è stato ricostruito in cartapesta colorata  per permettere la visualizzazione degli occhi e del volto della santa che appare nella iconografia raffigurata con una corona in testa messale da Cristo. Si dice che sia stato Cristo stesso a metterle in testa una corona di spine e che abbia fatto miracoli e prodigi. La storia vuole che fu più volte insidiata dal demonio che le prometteva ricchezza e bellezza in cambio della conversione della sua anima.

Non si hanno molte notizie di Deodata, nome comune all’epoca,  si sa soltanto che visse a Siracusa, siccome la sua famiglia si rifiutò di adorare gli idoli pagani, furono tutti imprigionati  e torturati al tempo di Diocleziano. In proposito ci sono scarne notizie in alcune fonti agiografiche.  I riferimenti si trovano nelle catacombe di san Giovanni a Siracusa dove ci sarebbero ampolle con il suo sangue. Probabilmente fu martirizzata a Roma.

I suoi resti sono custoditi in una cassaforte in attesa di una realizzazione di un museo a Crevalcore.

 

Ester Eroli

 

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