Il senso delle feste popolari negli anni

Il senso delle feste popolari negli anniIl carnevale romano si è concluso martedì grasso con una imponente sfilata in costume d’epoca, con tanto di carrozza e cavalli e personaggi in sontuosi e preziosi abiti rinascimentali. Il corteo carnevalesco ha interessato tutte le vie del centro storico ed è confluito, nella sua fase finale, a piazza del Popolo. Il tema del corteo era la venuta di Cristina di Svezia a Roma nel lontano passato. I turisti hanno potuto ammirare il passaggio di pregiati cavalli di razza. Una manifestazione sicuramente bella e genuina, degna di rispetto, capace di far divertire. In serata al tramonto sono stati fatti brillanti fuochi di artificio come ogni anno. La gente si è ammassata per ammirarli. Eppure ci si rende conto a ben guardare che non sono tutte rose e fiori. Alcuni errori sono venuti in superficie come il riciclo di alcuni costumi, che possiamo accettare data la crisi.

Quel corteo calmo e dignitoso ci ha spinto a una riflessione amara. In fondo il divertimento assicurato dal comune per il popolo è un divertimento a buon mercato, che si fruisce in piazza, all’aperto, in mezzo alla folla. Si tratta di un divertimento grossolano, gratuito, normale, quasi vano. Guardando in faccia alla realtà scopriamo che nulla è mutato nei secoli. Ogni epoca ha conosciuto uno squallido divertimento per il popolo, per i bambini spesso ai limiti della decenza. In passato c’erano i giochi del gladiatori al Colosseo, le esecuzioni in piazza di detenuti, la messa al rogo di presunte streghe, la vendita di mercanzie e oggetti dei grandi saccheggi. Nella anormalità del carnevale si procede invece sui binari consueti della normalità.

Ogni epoca ha dispensato piccoli e grandi divertimenti per il rozzo popolo spesso cruenti e malsani, aspri e brutali, poco gentili. Ogni epoca ha saputo conoscere i gusti della plebe. La gente si è sempre ammassata nelle piazze, nei vicoli pullulando come api in un alveare, sussurrando, commentando, sapendo che i propri pensieri non erano considerati. L’arrivo dei prigionieri, dei soldati, dei cortei solenni ha sempre strappato alla folla un grido di sollievo, ha sempre fatto sgorgare un saluto festoso dalle labbra. Le esecuzioni di massa nelle piazze non hanno mai irritato e scandalizzato il popolo, che si è lasciato trascinare dall’entusiasmo. Nessuno si è mai ribellato, mostrato indignazione, anche quando si fucilavano innocenti. Il popolo non è mai tornato su i suoi passi per farsi rispettare, per vendicarsi di alcuni trattamenti sgarbati. Il popolo si è sempre abbassato, piegato alla volontà superiore sapendo di non essere nessuno, ossia di non essere considerato nessuno. Alcune volte soltanto il popolo ha reagito con il silenzio, unica arma muta per manifestare il dispiacere.

La verità è che il popolo non conta, questa è la verità nauseante, che fa male. Il carnevale delle masse ovviamente non ha nulla a che vedere con il grande carnevale della gente che conta. Per loro ci sono feste private a tema in locali esclusivi, in posti lontani pieni di fascino. Per gli altri solo qualche coriandolo rimasto fra i capelli a ricordo di un altro carnevale che è passato senza che niente sia mutato alla radice.

 

Ester Eroli

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.