Immobilità

Ogni tanto si viaggia per rilassarsi, per divagarsi, per divertirsi, per sollecitare il senso del meraviglioso che è in noi, per curiosità, per cultura. Ci sono posti, città d’arte che abbiamo studiato e che vogliamo assolutamente visitare. Ci sono siti archeologici che irradiano una luce particolare, paesaggi autentici che sono visioni di sogno. Chi viaggia con passione non per noia intuisce la vera essenza dell’universo. Viaggiando si studia, si registra. Anche le macerie, i ruderi hanno consistenza, meritano attenzione. La visita di opere d’arte consola, stimola. Viaggiando ci uniamo al comune sentire dei popoli, ci immedesimiamo alla umanità.

In alcune città d’arte estere restiamo a bocca aperta e ci viene spontaneo fare un confronto con la nostra patria. Ben presto si spegne l’esaltazione per la nostra terra, che ci appare bella per la dolcezza del paesaggio ma non altrettanto curata, protetta. Ci guardiamo intorno e al confronto perdiamo perché notiamo la desolazione, il disastro. Con l’anima  a pezzi vediamo sporcizia, degrado. Scrutiamo intorno e troviamo solo note di demerito: trasporti inefficienti, marciapiedi rotti. Vaghiamo con lo sguardo e troviamo rifiuti. Non ci consolano i paesaggi ridenti, le dolci colline, i gerani alle finestre.

La nostra nazione non è solerte nella cura del territorio. Una immobilità assoluta, malvagia predomina, pura, semplice. Ci sentiamo perduti.

Notiamo che se un turista viene scippato all’estero subito arriva la polizia che riesce molto spesso ad acciuffare il malvivente. In Italia la polizia non interviene e restiamo a bocca asciutta. Sentiamo così spesso il desiderio di volare fuori dai confini nazionali.

 

Ester Eroli

 

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