L’impatto delle vacanze sugli anziani

La maggior parte delle persone ha il chiodo fisso dei viaggi e delle vacanze, come si apre uno spiraglio, come c’è un ponte al calendario fuggono in zone lontane, lontano da tutto e tutti. I giorni lavorativi  tirano avanti scontrosi e ombrosi  in vista del meritato riposo, delle vacanze. In testa ronzano solo mete turistiche allettanti. Con l’arrivo della estate cresca a dismisura la voglia di evadere dalla routine, di gettarsi nell’occhio del ciclone. Sono presi di assalto, di mira i luoghi più gettonati. Ci sono persone che passano i mesi freddi a leggere e consultare, scrutare deplian turistici in vista della bella stagione. Ci sono quelli che viaggiano pure in inverno, e si leccano i baffi nel leggere gli annunci nelle bacheche delle agenzie di viaggio. Tutti sono convinti che solo il viaggio rilassa, invece talvolta è solo fonte di altro stress che si accumula. Certi viaggi sono lunghi, pesanti, pieni di difficoltà, pericolosi, pieni di incognite, coincidenze, e l’effetto finale può essere disastroso. Non tutti i viaggi riescono bene, spesso si incontrano persone negative, ostacoli di ogni tipo a cominciare dal rumore, dal traffico. Eppure tutti gli occhi sono puntati sulle vacanze se non altro per fare rabbia agli amici. Dopo un anno di lavoro ognuno si consola con un viaggio che non sempre è piacevole e sereno. Spesso ci sono criticità che rendono un viaggio triste. Ci si impegna a fondo per poi fare un viaggio monotono e scialbo.

Nel mese di agosto scatta l’ora x e tutti fuggono, i negozi chiudono e le città sono deserti. Quasi sempre accade che il medico, la parrucchiera, le maestre si prendono dei giorni in occasione di ponti e festività. Dal dottore troviamo sempre il sostituto, la supplente giovane prende il posto della insegnante. Molti medici di famiglia si sono abituati a sparire in coincidenza di feste come il primo maggio, il venticinque aprile, il due giugno, l’otto dicembre. Sparizioni che durano giorni, settimane e che spazientiscono i  malati. Mentre il medico è in escursione, i pazienti attendono nelle affollate sale di aspetto, afflitti e sconfitti come poveri diavoli. I consulti veri sono rimandati, il sostituto si limita a fare l’essenziale non essendo al corrente della situazione di ogni assistito. Si crea un blocco temporale nella tabella di marcia non indifferente. Sono molti i medici di famiglia che adottano questo sistema si possono dare la mano, ossia per le feste sono uccel di  bosco. Le malattie non vanno in vacanza e ci sono pazienti gravi che hanno bisogno di un medico vicino e disponibile. I pazienti restano in attesa del ritorno del titolare. Mentre il medico di sposta fra città d’arte e musei, attraversa deserti di sabbia i casi in ambulatorio si moltiplicano. I pazienti si sentono lasciati soli, abbandonati. Ci vuole una variante alla cura ma nessuno interviene, il sostituto non sa che pesci prendere. Non ci sono alternative. I malati si sentono perseguitati dai ponti e dalle feste. I medici continuano a fare i furbi ed a assentarsi impavidi. Tornano con la faccia abbronzata, lo sguardo vacuo e se nel frattempo un paziente anziano è morto si scordano pure di fare le condoglianze alla famiglia del defunto. Comportamenti che lasciano l’amaro in bocca.

 

Ester Eroli

 

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