Parolacce

Negli ultimi tempi la gente si incontra solo su internet, nei social, nei gruppi virtuali nati sul web. Alcune iniziative in passato hanno avuto un enorme successo. C’erano comunità di scrittura dove ognuno poteva pubblicare i propri scritti e commenti, dove erano nate collaborazioni, amicizie, persino amori. C’erano siti dove era possibile pubblicare gratuitamente romanzi, novelle, poesie.  Un luogo anche di dialogo e scambio culturale. Scrittori in erba potevano confrontarsi, trarre spunto per eventuali altri lavori, chiedere spiegazioni, partecipare a concorsi letterari. Un folto gruppo di appassionati seguiva assiduamente. Era il luogo di ritrovo di dilettanti, di pensionati con la vena poetica che passavano il tempo libero, di ragazzi liceali alle prese con i primi approcci alla scrittura, di casalinghe amanti di saggi e racconti. Il luogo virtuale era rispettabile, il suo ruolo significativo. Il sito si teneva in piedi senza problemi, il suo contributo era importante. Era punto di partenza, luogo di apprendimento, di visibilità. Poeti profondi erano stati contattati da case editrici per la pubblicazione delle raccolte.

I siti culturali erano quelli più apprezzati dal cittadino medio. In essi si poteva discutere tranquillamente di poesia, di filosofia. Molti aspettavano la sera per potersi connettere e desideravano avere molti contatti con persone appassionate della materia. Il sito forniva intuizioni, risposte, soluzioni apprezzabili. Non c’erano schemi rigidi, discorsi pesanti. Si parlava serenamente come al tavolo di un bar.

Poi gli anni sono passati fra il diletto della poesia e l’interesse per la letteratura. I siti si sono però affievoliti, hanno perso forza. Sono diventati luoghi infernali, demoniaci. I frequentatori abituali, alcuni anche invisibili con nomi fittizi, hanno cominciato a usare parole fuori posto, a insultare gli altri senza motivo, a usare frasi secche, aggressive. Hanno etichettato gli altri con descrizioni pungenti fuori della decenza. Sono state usate parole spietate, persecutorie. Forse solo per divertirsi. Hanno provocato imbarazzo, irritazione, panico. Rapidamente tutto è degenerato. Le persone si sono sentite discriminate, bersagliate, fuori posto. Sono finiti i complimenti, le parole affettuose.

Con precisione ci sono persone che hanno demolito l’operato degli altri con critiche aspre, alludendo anche a cose personali che non rientravano nell’argomento. Frasi ingiustificabili sono state scritte solo per sfogarsi. Nei siti ci sono state intrusioni insopportabili. Ci sono state persone che volevano sempre ragione. L’aria è divenuta irrespirabile.

Le persone si sono lamentate poi hanno smesso di scrivere, di parlare, di pubblicare. Sono rimaste in silenzio, immobili. Molti sono stati costretti al riposo forzato. Tutti venivano presi di mira senza scampo, presi a parolacce, in un delirio insensato.

Molti alla fine sentivano solo il desiderio di liberarsi.

La conclusione è stata che i siti sono stati chiusi, oscurati. La gente è tornata a scrivere solo per se stessa, in uno sterile monologo senza frutto.

In futuro ci saranno le macchine che volano, gli autobus tecnologici ma la solitudine sarà paurosa, profonda come un buco nero.

 

Ester Eroli

 

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