PICCOLI ZAR

In molte aziende i capi dipartimento e i dirigenti sono quelli che fanno da sempre il bello e il cattivo tempo. Le donne manager sono quelle più determinate, precise ma anche quelle più rigide e selettive, più austere e altezzose. I dirigenti stabiliscono e decidono ogni cosa sulla testa dei dipendenti che devono solo obbedire e che vengono spostati spesso da un dipartimento all’altro come pedine su una scacchiera. I dirigenti fanno e disfanno secondo rigide regole e rituali di comportamento. Il loro passo è austero, il loro incedere nei corridoi elegante, possono pure camminare scalzi e nessuno può dire loro nulla. I dipendenti ammansiti seguono le direttive senza battere ciglio e assecondano passivi i voleri del capo. Nelle riunioni aziendali, nelle feste di auguri natalizi i dirigenti giungono per ultimi, si fanno attendere anche dallo stuolo di collaboratori e una volta arrivati si intrattengono solo con i loro pari. I dipendenti non sono neppure sfiorati con uno sguardo verso  di loro neppure un accenno di saluto lieve come una brezza leggera. I dipendenti si sentono atrocemente esclusi dalla grande famiglia aziendale, messi da parte, non considerati. Nella mente del dirigente esiste solo l’obiettivo finale, il business, l’affare scolpito a chiare lettere e, i lavoratori sono solo i mezzi necessari per arrivare allo scopo, non interessa il loro grado di cultura, la loro personalità, il loro stile di vita, la loro storia lavorativa individuale. I dirigenti assumono atteggiamenti superbi.  I dipendenti ringraziano per gli aumenti ma nel cuore maledicono quella superbia.

Ci sono poi dei dirigenti malati di potere che esercitano il potere come meglio credono, alcuni sono nervosi, altri sono sostenuti e silenziosi, altri sono sarcastici e ironici, altri non parlano, altri si concentrano solo sulla loro carriera, altri fanno dispetti come non firmare permessi al dipendente indisciplinato e  ritorsioni. Molti dipendenti vengono umiliati, derisi, puniti lucidamente. I dirigenti sono lontani sia quando sono assenti per missioni e trasferte sia quando sono nella azienda. E’ sempre difficile avere un appuntamento con loro, un colloquio franco e diretto. Spesso sono agitati e si sfogano con i lavoratori, perché lo stress non risparmia nessuno. La loro arma di difesa e di attacco è l’ironia. Alcuni si chiudono nel loro ufficio, si siedono sulla poltrona di pelle come piccoli zar  e non vogliono essere disturbati e guardano tutti dall’alto in basso.

La mattina arrivano in ditta con l’aria tronfia, mentre intorno si espande l’odore intenso del loro profumo ricercato di marca. Si siedono alla scrivania di mogano con aria sicura e saccente. Gli altri sono solo inservienti costretti a restare in basso. Per i dipendenti non resta che aggrapparsi alla routine  di giorni tutti uguali polverosi e  oscuri. L’unica cosa che appartiene veramente ai dipendenti è il segreto dei propri pensieri. Ogni tanto si possono incontrare dirigenti premurosi e attenti alle esigenze dei dipendenti, che sono socievoli e aperti. In fondo è una questione di educazione e rispetto

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