Politica e giovani. La generazione “disinteressata” per convenienza

Politica e giovani. La generazione “disinteressata” per convenienzaIl futuro del paese dipende esclusivamente dalle nuove generazioni. Oggi, un’affermazione di questo genere non è solo fuori luogo ma pesantemente criticata. La generazione 3.0, come gli appassionati d’informatica ci tengono a chiamarla, è considerata una generazione d’individui poco interessata alla politica e alle problematiche sociali, molto materialista e succube del mercato globale. Insomma, la generazione di mostri tecnologici, socialmente inutili.

Con un pensiero di tale portata, è evidente che il futuro del paese non può essere associato a persone con tali requisiti. Riflettendoci, però, è altrettanto assurdo pensare di fare un grande calderone e buttarci tutti dentro.
E’ vero che ci sono giovani che non hanno più fiducia nella politica e nelle istituzioni, che hanno rinunciato a credere negli ideali, quegli ideali che hanno accompagnato le generazioni precedenti, che vedono la politica come una cosa che non gli appartiene e che non va vissuta attivamente. Ma c’è anche una parte che pensa e si muove in modo diverso e che francamente, fa meno comodo. E’ possibile che la generazione “inutile e disinteressata” sia una strategia di chi, “con una certa maturità”, vuole mantenere fino alla fine la sua posizione e non lasciare spazio alle novità, facendo passare un messaggio distorto? Dati alla mano, si evince come l’attuale classe politica lasci pochissimo spazio alle giovani leve. Tra ministri, consiglieri e assessori vari under trenta se ne vedono pochi. Non perché i cittadini non li eleggono piuttosto perché i partiti non li espongono. Il punto è proprio questo. Giovani con il pallino della politica, con la voglia di mettersi in gioco, promuovere iniziative e sostenere uno sviluppo maggiore ci sono, sono in molti, il problema è che hanno pochi spazi per muoversi. Gli stessi movimenti giovanili interni ai partiti sono spesso messi in difficoltà e limitati nelle loro iniziative. La generazione “socialmente inutile” fortunatamente non esiste. Chi ha grinta e determinazione, capacità e senso critico, prende le distanze, trova una strada e, nel suo piccolo, riesce a portare avanti i suoi obiettivi.

Un esempio l’ho trovato nel comune di Imola, dove c’è una giovane consigliera di appena 24 anni. Presiede la commissione dei Servizi educativi ed Istruzione, Università, Formazione, Cultura, Progetto Giovani e Sport. Una ragazza come le altre, che ha l’età adatta per rientrare nella definizione di “socialmente inutile”, e che invece è il fiore all’occhiello di un partito in età avanzata. L’interesse per la politica non si studia sui banchi di scuola, almeno qui in Italia, ma nasce in questo luogo. L’esempio di Silvia non è l’unico ma può essere utile per capire e far capire che andando di là dei grandi centri le ruote che possono far muovere il grande carro ci sono. Sono quei ragazzi che vivono la propria città, conoscono i problemi, riconoscono le esigenze dei cittadini e si conquistano la loro fiducia. Sono quei ragazzi che si muovono per le piccole cose e che riconoscono il sano principio di riportare la politica al piccolo, alla gente, in piazza a parlare di cose concrete e non di grandi ideali. Sono quei ragazzi che fanno la differenza. Tutto sta nel riconoscere il loro valore ed usarlo per fini sociali. In fin dei conti i grandi leader non sono quelli interessati alla propria persona bensì al gruppo. I giovani sono una risorsa del paese. E’ un dovere delle classi dirigenti e della società stessa valorizzarli. Altro che inutili e disincantati; sono vivaci e con la voglia di cambiare.

 

 

Simona Rocchi

 

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