Ci sono delle caratteristiche che accomunano tutti i politici del nostro tempo e forse anche del passato. Di solito i politici si fanno attendere. In una riunione, in un convegno, alla inaugurazione di una mostra, alla presentazione di un libro, alla inaugurazione di un ospedale si presentano per ultimi. Appaiono sempre per ultimo, eleganti, mai accaldati o spettinati, silenziosi, spavaldi, con gli occhiali scuri per non farsi vedere gli occhi, accompagnati dall’autista, raramente da una segretaria avvenente. Di solito conversano solo con i portaborse e l’autista. Si presentano alla folla con aria spavalda, folla sorpresa e stanca per il loro ritardo cronico. Loro non si scompongono. Fanno il loro ingresso ufficiale senza sentirsi in colpa. Si ravvivano i capelli con un gesto studiato e magari cominciano il loro discorso rituale. Si guardano intorno con aria soddisfatta, in cerca di consensi. Magari si scopre che non hanno esposto grandi concetti, ma fa parte del gioco. Molte persone si sentono prese in giro. Il politico continua a parlare caparbio con sguardo leale. La sua voce non tradisce agitazione. Si sente una autorità circondato da amici. Sembra che voglia appartenere al popolo ma finito il discorso si allontana con freddezza e ipocrisia. Non osserva, non nota gli sguardi severi della gente e dei visitatori che hanno forse intuito la verità. Le parole dette nel discorso, le promesse non verranno mantenute perché non sono state dette guardando negli occhi, sono parole deboli . Il politico se ne va senza esitazione, senza ringraziare, deciso, nessuno riesce a trattenerlo. Esso è abituato a mentire, a resistere, a nascondere i sentimenti per un istinto di autodifesa, per il desiderio di non cadere.
Un’altra caratteristica di tutti i politici di ogni tempo è la ricerca spasmodica di salvarsi anche a discapito del popolo. Sono molti i casi di tiranni che per salvarsi la vita hanno isolato, venduto, il loro popolo. In fondo per i politici la miglior difesa è l’attacco.
Ester Eroli