Eppure Piero Chiara è l’autore indiscusso della stanza del vescovo da cui è stato tratto il film con Onella Muti e Tognazzi, per la regia del famoso e bravo Dino Risi, che fu proiettato anche a Cannes alla mostra del cinema. In suo onore è stato bandito il concorso letterario premio Chiara dedicato a racconti anche brevi. Lui stesso ha partecipato alla sceneggiatura di alcuni film tratti dai suoi scritti come il cappotto di astrakan. Spesso ha avuto dei ruoli e ha fatto la comparsa.
Egli scrive con foga, da vero creativo, con ironia venata da tracce di nostalgia e amarezza. Di solito descrive paesaggi, stati d’animo con dovizia di particolari, mostrando una forte abilità nello scavo psicologico dei personaggi. Ama descrivere i vizi e le virtù dell’italiano medio alle prese con una vita modesta.
Dall’analisi dei suoi racconti emergono due particolarità. Innanzi tutto le tracce autobiografiche presenti. Molti racconti sono ambientati sul lago Maggiore, al confine con la Svizzera. Infatti lui era nato a Luino. Molti suoi personaggi amano l’ozio, il biliardo come lui che era molto irrequieto. A causa dei suoi vagabondaggi erano stato anche bocciato a scuola. Il protagonista del cappotto di astrakan si reca a Parigi per un viaggio come lo scrittore che nella capitale francese aveva vissuto un periodo in cui aveva svolto vari mestieri per sopravvivere.
L’altro dato è che pur non essendo un vero uomo colto e intellettuale era riuscito ugualmente a sfondare nel campo letterario, facendo anche l’insegnante di lettere. Segno evidente che la sua era una vocazione innata.
Ester Eroli