PORTABORSE

Il protagonista del racconto di Daniele Lucchetti il portaborse, film denuncia,  è un modesto professore di liceo, amato dagli studenti, che ama gli autori minori,  che vive ad Amalfi in una casa pericolante, fidanzato con Irene che insegna a Bergamo, che per arrotondare il misero stipendio scrive articoli. La svolta avviene quando un ministro rampante  lo invita a fare parte del suo staff per scrivere discorsi politici. Egli accetta per guadagnare  e permettersi di sposarsi, di ristrutturare la casa di famiglia. Prende subito un anticipo per i suoi servigi.

Scopre che il ministro, che ha iniziato da zero,  si riunisce nelle suite di alberghi di lusso e nei locali, ha un autista che spesso maltratta, collaboratori maleducati e ambiziosi, che non ha mai letto molto in vita sua, che beffa la stampa, che non conosce l’arte pur circondandosi di oggetti preziosi, che non ringrazia mai, che firma documenti senza sapere, che ambisce solo al successo politico, che usa le persone come oggetti da buon opportunista, che ha un sistema di potere, che parla di rinnovamento e modernizzazione senza attuarle, che ricorre al clientelismo, che invidia gli altri, che si circonda solo di belle donne, che ha una famiglia che vive nell’agio, che riceve richieste di favori, che fa raccomandazioni e licenzia per partito preso, che usa il voto di scambio, che è arrogante e presuntuoso, che pensa solo a essere rieletto, che se ne infischia delle sezioni, che ovunque ha treni e tavoli riservati, che partecipa alle nomine di vari settori, che ha sempre le ore piccole, che promette senza mantenere, che dice bugie colossali, che fa nomine illustri, che usa il suo nome per vari fini, che appare sempre sicuro e spavaldo, che chiede favori ad altri, che passa il tempo al golf  e nei circoli, che umilia gli altri, che comanda a bacchetta, che usa un linguaggio di bassa lega, che disprezza la poesia, che è cinico e crudele, fanatico e superbo, si vanta della sua ricchezza, che accetta la burocrazia senza battere ciglio, che si nega ai miseri, che pensa solo alla campagna elettorale e a come finanziarla, che altera la realtà, che sa dominare i sentimenti in modo sapiente, che è beffardo e ironico, che riceve regali di ogni tipo, che si lascia andare a ricatti e ritorsioni.

Il professore riceve un auto sportiva, lauti compensi, un contributo per la ristrutturazione della sua casa vecchia,  il trasferimento della fidanzata vicino casa sua,  i temi della maturità per i suoi allievi, si lascia corrompere un po’ alla volta poi però la sua coscienza si ribella anche se il ministro  resta sempre a galla. La sua denuncia non è urlata rimane sottotraccia.  Il professore scopre la amarezza per una vita politica corrotta dove il potere sincero è solo una utopia. Il suo entusiasmo viene bloccato. Lo sorprende la facilità con cui si è lasciato irretire accettando piccoli privilegi che gli sembravano naturali. Si scopre uguale a quelli che criticava, è divenuto uno di loro a tutti gli effetti senza più un briciolo di umanità. Alla fine distrugge l’auto che il ministro gli ha regalato simbolo della sua debolezza. In fondo anche lui ha tentato di dare un vitalizio a un poeta squattrinato e si è invaghito di una seguace del ministro che tutte le donne della politica è bella fuori ma dentro arida .  I politici rappresentati sono quelli che vedono come fine ultimo solo il potere personale. La politica miscela solo affari e poteri che mira a conservare a lungo. Non esiste più la vera passione politica, solo una mania diffusa di rubare le competenze altrui. Molti politici alla fine conoscono la solitudine,  sperimentano l’assenza di veri amici. In politica le poche certezze spariscono. Ci sono solo carriere spietate, sete di soldi e potere. In politica il cinismo è legge, l’egoismo la regola, l’ambizione la regina. La viltà appare irrecuperabile e il vizio dilaga. In politica fanno carriera i furbi. Se però un portaborse si tira indietro c’è già subito un altro pronto a sostituirlo in una logica perversa. La complicità in certi ambienti è compatta. La conquista del potere logora sempre. Il romanzo è amaramente divertente. Alla fine non resta che una malinconia rassegnata. La politica esige un feroce controllo anche perché si basa sulle apparenze e sull’effimero. Quello che colpisce di certi ambienti è l’indifferenza morale sotto la maschera della rispettabilità. Certo anche i portaborse hanno nel piccolo la loro parte di responsabilità nel campo della politica.

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