Proietti: l’anima del poeta

Roberto Proietti si è diplomato maestro d’arte nell’istituto statale d’arte di Roma, semplicemente per seguire la sua vocazione che gli urgeva dentro come una passione impellente  e pressante. Adesso vive facendo la spola tra Roma e Este, dove ha realizzato molte mostre e rassegne pittoriche di notevole fascino. Ha formato anche un gruppo artistico originale chiamato il mosaico. Le sue esposizioni sono avvenute in gallerie famose sia in Italia che all’estero. Le sue opere fanno parte di collezioni private e esposte in riviste d’arte.

La prima cosa che salta agli occhi osservando attentamente le sue opere è l’intreccio sapiente e autentico di tradizione e sperimentazione facendo rivelare il volto moderno e originale dell’artista. Le pitture ad olio, dall’aspetto classico e dalla tecnica tradizionale, mostrano una creatività notevole. Il quotidiano è rivissuto, filtrato attraverso la luce dell’anima. Lui non dipinge, ma reinterpreta, analizza, evidenzia, scruta, osserva, dilania, comprende, rielabora. Le situazioni oggettive, reali mostrano emozioni scioccanti.

I quadri portano titoli significativi, calzanti. Il quadro trascende la realtà, va aldilà delle apparenze, per trasmettere un messaggio chiaro, preciso, disinvolto. Nel quadro dal titolo il crollo dell’oppressione del 2014  la tensione muscolare del soggetto rappresentato  evidenzia lo sforzo che può esserci durante il crollo. L’impatto visivo è altamente emotivo. Nel quadro sull’orlo del baratro si ritrova lo stesso sforzo muscolare che si evidenzia nei tratti anatomici della schiena, nella tensione dei muscoli dei polpacci della figura rappresentata. E’ un artista che cura molto la parte anatomica ma si rivela contemporaneamente un profondo conoscitore dell’anima umana. Conosce lo spirito umano come un poeta che scandaglia il cuore. La sua pittura è come una poesia che raggiunge l’obiettivo con un messaggio preciso. Il quadro più sconvolgente è il colore dei ricorsi dove in primo piano compaiono frammenti di ricorsi impersonati da oggetti concreti come una pipa, oggetti-simbolo evocativi di stati d’animo passati. Talvolta infatti basta un semplice dettaglio, un semplice oggetto insignificante  per far scaturire dal nulla valanghe di ricordi del passato più o meno piacevoli. I ricordi si ammassano come gli oggetti e solo la nostra mente che li ordina per piani sovrapposti.

Nel quadro il peso della vita il realismo dell’artista mostra tutto il peso dell’esistenza nelle rughe profonde di un volto anonimo provato dalla vita che solo la pittura può immortalare. La stanchezza del vivere è tutta racchiusa in quegli occhi di donna socchiusi, nelle rughe profonde della fronte. E’ una pittura che fa scaturire nell’immediato un processo di immedesimazione. Tutti portiamo i segni, se non sul volto, nell’anima della vita che ha il suo peso sempre. Niente può essere leggero.

Troviamo nella sua pittura anche un quadro eccellente che è un omaggio a Roma dal titolo piazza ESEDRA. Nel quadro i sampietrini lucidi mostrano il tratto distintivo della città eterna dal fascino intramontabile. L’opera dell’artista risulta ricca di simbolismi.

Un tema ampiamente trattato è quello della solitudine estrema dell’uomo moderno, circondato da raffinati oggetti tecnologici ma fatalmente e inesorabilmente solo. Solo in mezzo al traffico, alle vie affollate, ai semafori luminosi. Il quadro il buio della solitudine mostra questo aspetto tipico della nostra società moderna. In passato c’era più solidarietà, più rispetto delle persone, dei valori. L’uomo moderno conosce lo strazio dei silenzi, dei non saluti, degli affronti, delle volgarità, dell’indifferenza. File interminabili di auto che non si fermano nemmeno davanti a una richiesta esplicita di aiuto. Un silenzio assordante che avvolge le persone si dal mattino quando i vicini di casa non  salutano, come pure i superbi dirigenti.  Un mondo che è divenuto improvvisamente muto, silenzioso pur nel caos totale. La solitudine dell’esistenza svuota, sminuisce, delude. Non per niente in un suo  quadro dalle tinte sfumate l’artista Proietti ha mostrano, per indicare la solitudine, l’immagine di una lattina ammaccata acconto a una malinconica foglia d’autunno dal colore smorto. La solitudine attanaglia l’uomo moderno, lo rende schiavo e sottomesso a falsi miti del successo, del benessere, della ricchezza. Si può essere potenti, ricchi ma soli di solito non si è nessuno. I potenti del resto sono quasi sempre soli e assaporano l’amaro calice dell’indifferenza che non conosce pietà e perdono. La condanna più grande dell’umanità è la solitudine e la solitudine della morte.

 

Ester Eroli

 

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