La redazione del 56° libro di Adriano Zara è stata conseguente il ritrovamento di una raccolta di novelle autobiografiche scritte in quell’epoca e poi finite nel dimenticatoio per, ahimè, 46 anni!
Spolverandole e rileggendole è stato un vero e proprio tuffo nel passato, divertente emozionante e allo stesso tempo commovente. E allora perché non riproporle? Così come erano state scritte in originale, magari con la sola aggiunta di un preambolo introduttivo e di un epilogo conclusivo?
L’intento è quello di illustrare ai ragazzi di oggi uno spaccato della società giovanile di quel tempo e ai ragazzi di quel periodo storico, oggi settantenni, un ricordo di quei meravigliosi e forse irripetibili anni.
Il Bar Tortuga esiste ancora, così come il dirimpettaio Liceo Giulio Cesare, ma non è più quello di un tempo. La moltitudine di giovani che lo hanno frequentato, reso famoso e perfino cantato (v. Antonello Venditti) si è dissolta e non ha più usufruito del ricambio generazionale. Per noi fortunati di quel periodo storico così felice, è rimasto il ricordo, un gran bel ricordo pieno di riconoscenza, di nostalgia e anche d’inevitabile commozione.
I dieci racconti sono basati su fatti e personaggi realmente esistiti e anche i nomi dei relativi protagonisti sono quelli originali a cominciare dall’autore. Il linguaggio usato è caratterizzato da colorite espressioni romanesche in alcuni casi palesemente desuete che però rispecchiano fedelmente il modo di esprimersi, di pensare e di agire dei ragazzi di quell’epoca, rendendo evidente la mentalità gaudente di un determinato ceto sociale, resa possibile dalle condizioni socio economiche del tempo.
Adriano Zara