SUCCHIARE

La suzione del pollice è uno dei comportamenti naturali propri della prima infanzia ossia del periodo che va dalla nascita fino ai tre anni circa, è tipica pure delle scimmie e di altri cuccioli di animali specie nella fase di allattamento materno  . Si tratta di un riflesso istintivo tipico dei bambini che avviene anche nel grembo materno come mostrano le ecografie. Questa abitudine, accompagnata dal succhio anche delle dita è fondamentale per molti bambini fra i tre e i nove mesi di vita. Si tratta semplicemente di una forma di conforto, di un senso di sicurezza  e sollievo, in altre parole il bambino si porta il pollice o altre dita alla bocca per succhiarle per rilassarsi, è un modo escogitato per scaricare lo stress e la tensione, l’ansia, un modo per combattere la noia e per addormentarsi più celermente, per compensare le assenze della madre. Con questo gesto il bimbo si sente protetto, infatti si dice che l’780% dei bambini sperimenta questa pratica solitaria che da calore, senso di pace. Spesso è solo un piacere occasionale, innocente che scompare non appena il piccolo entra in sintonia con la famiglia, il mondo esterno, i coetanei a aumenta di conseguenza la sua autostima. Succhiare il dito mentre si dorme significa avere voglia di tornare nel grembo materno. Il gesto in se esprime noia, rabbia, , emozioni  e vanno sempre approfondite le cause.

Con il tempo ovviamente ci sono dei rischi per la salute, specie se il bimbo ha ormai cinque o sei anni e il gesto è divenuto compulsivo. Ci potrebbero essere problemi per la dentizione, danni irreparabili ai denti, al palato che potrebbe assumere una forma alterata, alla mascella,  infezioni batteriche alla bocca,  problemi al linguaggio specie nella pronuncia della lettera S, problemi di pelle secca e saliva, infezioni alle unghie, meteorismo allo stomaco e altri inconvenienti di non poco conto.

Al livello psicologico smettere per un bambino equivale a una perdita, a una sconfitta e quindi ci sono stati casi di ricadute. Di solito il fenomeno scompare da solo anche verso i cinque anni, bisogna avere pazienza e perseveranza. Se il fenomeno si protrae fino alla adolescenza ed oltre significa che siamo davanti a carenze affettive profonde, situazioni familiari complesse, situazioni sociali snervanti, in questo caso meglio rivolgersi a uno specialista del campo.

Per combattere il fenomeno non servono rimproveri aspri, parole dure, non serve colpevolizzare, spaventare,  punire, in tal caso si aumenterebbe lo stress e l’insicurezza  e si otterrebbe l’effetto contrario. I rimedi e i metodi per risolvere il problema sono numerosi. Si può spiegare al bimbo se è grandicello le ragioni della necessità di lasciare il passatempo perché dannoso per le gengive, o invece distrarlo con giochi, pupazzi, letture per spostare l’interesse altrove, o lodare e dare dei premi come coccole, giocattoli, promesse, cibo preferito in caso di abbandono della pratica.

A livello pratico si possono usare calze, guanti di lana non stretti, creme amare, cerotti, guanti di stoffa, bende, aceto, smalto amaro. sono da evitare le sostanze che possono divenire tossiche e urticanti. Nei casi più gravi di bimbi fragili meglio rivolgersi al pediatra per scoraggiare l’atto. Non serve dare in alternativa il ciuccio. Meglio avere una consulenza pediatrica. La cosa migliore è non dare troppa importanza all’evento ed evitare toni bruschi. La comprensione è necessaria.

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