Veronica Franco

Veronica Franco era nata a Venezia il 25marzo del 1546, unica figlia femmina fra tre fratelli maschi di una famiglia borghese . La madre cortigiana l’aveva avviata giovanissima alla prostituzione insegnandole l’arte della seduzione e dello sfruttamento della bellezza. Lei nutriva un grande rancore verso la madre che le aveva impedito di vivere una infanzia e una adolescenza normali come mostrano le sue lettere. Di lei resta un nutrito carteggio dettagliato. Per ragioni economiche la madre la induce a sposare minorenne un ricco medico maturo molto più anziano di lei Paolo Panizza. All’età di diciotto anni il marito la ripudia e chiede il divorzio accortosi del suo meretricio Il marito aveva rifiutato di riconoscere l’unico figlio nato in quanto non suo. Le nozze vennero annullate e il figlio non riconosciuto, in quanto figlio in realtà di un ricco mercante veneto. Veronica era stata educata e preparata in casa con lezioni private  da un precettore grazie alla presenza dei fratelli e poi aveva proseguito gli studi come autodidatta. Componeva poesie, saggi, racconti, sonetti, raccolte di poesie, volumi come quello dal titolo terze rime. Ad introdurla negli ambienti letterari  era stato il mecenate Domenico Venier. Prese parte a diversi circoli letterari divenendo a venti anni una cortigiana onesta di alto bordo inscritta nelle liste delle cortigiane del tempo.   Si era impegnata anche a seguire corsi di dizione per imparare l’arte raffinata della conversazione. Famose sono le sue antologie poetiche. Nella vita si avvaleva della conoscenza e  amicizia di uomini influenti e politici. Aveva infatti una clientela selezionata, fra i suoi clienti si trovavano artisti, architetti, nobili, prelati, ingegneri, avvocati, duchi, ricchi mercanti stranieri di passaggio nella laguna, ambasciatori. Alcuni si sfidarono in duello per lei. Famose sono le sue gare di versi con altri artisti dell’epoca. Rimase sempre a Venezia, l’unico viaggio fu quello a Roma per il giubileo del 1575. Durante la peste la sua casa subì dei saccheggi e lei si ritrovò senza molte ricchezze. A un certo punto la inquisizione la processò per stregoneria. Fu accusata di blasfemia, di pratiche esoteriche, di mangiare carne il venerdì, di tenere in casa delle bische clandestine . Venne assolta perché i nobili, da lei ricattati in quanto sapeva i loro segreti, testimoniarono in suo favore. Lei conosceva i vizi, le crudeltà, le malattie di molti potenti e utilizzava le notizie che aveva per ricattarli. Al processo si difese anche da sola rivelando una notevole forza di carattere. Gli atti  del processo sono perfettamente conservati. Negli ultimi anni di vita visse in ristrettezze economiche, allontanata dai circoli letterari con la perdita del titolo di poetessa. I documenti attestano la sua povertà e il suo basso tenore di vita poco prima della morte avvenuta  a Venezia il 22 luglio 1591. Prima di morire avrebbe voluto realizzare con la collaborazione del comune una casa-ospizio per le prostitute ma nessuno aveva appoggiato il suo progetto che rimase sulla carta.

La sua vita ha ispirato molti film e romanzi di successo. Nel Veneto in provincia di Padova in un comune le è stata dedicata una via. Dopo l’apprezzamento compiaciuto di Benedetto Croce è tornata in auge come anche simbolo di un femminismo battagliero e deciso.

 

Ester Eroli

 

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