Il deserto per ritrovarsi

Il deserto per ritrovarsiIl viaggio nel deserto ha sempre affascinato l’uomo. Agenzie turistiche attualmente propongono vere e proprie escursioni nel deserto con tanto di guide esperte. Avventurarsi nel deserto non è semplice, il deserto può essere insidioso, non ci può avventurare da soli.  La cronaca degli ultimi anni riporta la notizia di molte persone che si sono smarrite, alcune non sono state mai ritrovate. Tempo fa un viaggiatore esperto quarantenne ha fatto perdere le sue tracce proprio in questo luogo.  Altri sono stati vittime di incidenti o addirittura sono stati assaliti da rapinatori e predatori locali.   Il deserto con il suo calore, con le sue distese sconfinate di sabbia, con le sue dune, oasi con le sue tribù continua ad attirare come una calamita. Ma quali sono i motivi che spingono a fare una simile esperienza? In realtà le civiltà del luogo un po’ primitive e selvagge, ricordano l’uomo primordiale, e affascinano per i loro usi e costumi particolari, per il loro abbigliamento. I cammelli del deserto sono animali che richiamano l’attenzione soprattutto degli occidentali. L’oriente con le sue palme e i suoi profumi risveglia sensazioni mai provate.  Andare nel deserto significa soprattutto staccare la spina, azzerare i contatti con la propria civiltà, dimenticare il traffico, il caos delle nostre città superaffollate. Nella solitudine totale è possibile ritemprarsi, disintossicarsi, riprendersi. I pensieri nel deserto sono diversi, liberi la nostra mente non è più occupata da preoccupazioni materiali, da ossessioni ridicole. L’ufficio con il veleno dei colleghi è lontano, i parenti con le loro chiacchiere non ci sono, non si fanno visite mediche, ma soprattutto non ci sono rumori molesti e insistenti, non ci sono camion, autobus pieni di gente. Tutto è tranquillo, il paesaggio è a tratti monotono, si può indugiare in pensieri leggeri come farfalle. La mente divaga, pensa a cose semplici. Nel deserto non si pensa al superfluo, ma all’essenziale, conta la sopravvivenza non il lusso di una vita comoda votata al superfluo. Nel deserto non ci sono abiti firmati, oggetti di valore d’oro e d’argento, auto potenti, moto all’ultima moda. Sicuramente non esiste l’invidia, la gelosia, la mancanza di rispetto, la maleducazione.  Il silenzio aiuta a ritemprarsi. Le parole sono misurate, poche parole scambiate magari con la guida del luogo. Non c’ è assolutamente folla, le persone sono poche tutte prese come noi dal fascino del luogo non ancora totalmente contaminato come avviene con molte delle nostre montagne. Il tempo scorre lento fra uno scatto fotografico e l’altro. L’unica traccia di civiltà è quella macchina fotografica, indispensabile se si vuole registrare il viaggio nel dettaglio. La mente umana ogni tanto ha bisogno di un blackout, di un attimo in cui si può abbassare la guardia senza apparire idioti. Nel deserto il tempo scorre lento, quasi non esiste. Lo spazio è protagonista incontrastato. Ma l’uomo ha bisogno di spazi liberi, di un momento in cui non si sono sveglie che suonano, costrizioni, imposizioni. Nel deserto bisogna destreggiarsi bene, sapersi difendere al momento opportuno, perché i rischi ci sono, ma anche nella nostra vita abituale i rischi sono dietro l’angolo. Il deserto potrebbe tradirci ma anche il nostro migliore amico un giorno potrebbe farlo.  L’esperienza nel deserto serve per ritrovarsi è  un po’ come un viaggio dentro se stessi alla ricerca del senso della nostra esistenza che nel caos cittadino sembra non avere senso.

 

Ester Eroli

 

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