Canto, in silenzio, l’eco dei ricordi. L’unica, lieve ma profonda “malattia” incurabile ma non debilitante, è la malinconia. Basta una sola, singola nota di una canzone, un istante, un semplice attimo in cui lo sguardo incontra l’infinito, perdendosi nel vuoto, per intraprendere un percorso in discesa, nella valle prolifica dell’anima. Una distesa infinita in bianco e nero, ma con sporadici sprazzi di colori sgargianti. Alcune lacrime cadono così, quasi per accarezzare un viso ormai arido, forse per intingere il cuore di un lieve tocco di sangue scuro, profumato e nostalgico quale può essere il ricordo.
Ciò che giace nei sospiri, ciò che si nasconde dietro una mano che regge il capo, ciò che trattiene lacrime tra lo sguardo e il resto del mondo, ha una storia che non ha radici, un infinito passato di emozioni. Non è vero che le emozioni, con il tempo, sbiadiscono. Ciò che si è provato, non muore mai, e in ogni istante rinasce con la lieve carezza della malinconia e l’abluzione purificante nell’oasi di un ricordo non condivisibile.
Mario Bucci