Antiche veglie

Antiche veglieDurante il periodo di Pasqua sono frequenti nelle chiese di tutto il mondo le famose veglie, ossia nottate passate insieme davanti al sepolcro di Cristo. Le veglie notturne sono vere celebrazioni liturgiche molto diffuse nelle chiese orientali e ortodosse. Nell’antichità, prima dell’investitura, il cavaliere medioevale passava la notte in preghiera completamente sveglio. Una poesia di Ungaretti “veglia” ci mostra la veglia di un soldato davanti al cadavere di un commilitone. Esiste pure l’isola di Veglia nell’arcipelago croato. La veglia in sostanza è un trascorrere le serate in meditazione, in conversazione, possibilmente con altre persone. La veglia da soli non ha senso. In passato, specie nei paesi, ma anche nei quartieri delle grandi città, le persone si riunivano a veglia appunto in casa di qualcuno. A turnazione ognuno metteva a disposizione la propria dimora, senza problemi. Vicino al fuoco del camino, nelle serate d’inverno, in luoghi di montagna specie, la gente si riuniva allegra, giocando a carte, raccontando storie, storielle, aneddoti, episodi veri e fantastici, favole. Le storie fantastiche servivano per intrattenere i bambini. Si raccontavano storie di famiglie, di paesi, d’amore, di guerra, di passione, di incontri, di partigiani, di chiesa. Erano come i racconti delle mille e una notte. I giovani ascoltavano estasiati e ne traevano lezioni di vita. La veglia aggregava le famiglie, le univa, le accomunava. Durante la veglia si prendevano bevande calde, liquori si mangiavano mandorle tostate, castagne, salsicce. Spesso si ballava al suono di una fisarmonica, di un organetto. Tutti vestivano semplicemente, parlavano spontanei senza pregiudizi. Ora il vento è cambiato. Nei palazzi, nei vicoli dei paesi si sente solo il televisore. Non ci si incontra più, non si condividono pezzi di vita. La vita non è più una vita comunitaria, è una vita solitaria condotta fra le mura domestica fra elettrodomestici e aspirapolveri che poco hanno di umano. La notte di San Silvestro i vicini di strada, di casa si scambiavano gli auguri, facevano un brindisi. Molti giovani si innamoravano durante le veglie nelle case. Non c’era spazio per la malizia, la cattiveria, la furbizia. Tutti erano sullo stesso piano. Ci si accettava con umiltà. Si scambiavano opinioni, oggetti, arnesi durante le veglie. I paesi pulsano di vita come un alveare. Nelle stradine si sentivano, nelle sere d’estate, le voci della gente che parlavano beati. D’estate le veglie erano all’aperto, sotto la luna e le stelle brillanti. Ora l’unica veglia insieme che ci è rimasta da fare è quella, la sera prima di coricarci, con i nostri pensieri, ma è una veglia triste.

 

Ester Eroli

 

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