Atenei, svegliatevi

Le università dovrebbero aiutare la conoscenza di una cultura imprenditoriale. I centri del sapere in Italia funzionano male perché non concretizzano collegamenti, non consegnano le informazioni necessarie. Una recente statistica ha individuato come il mondo giovanile sia poco proteso verso l’imprenditoria, molti giovani preferiscono ambire magari ad un posto fisso come manager di un’impresa che crearne una. Non credo che il problema sia in una mancanza d’idee. Io penso che le problematiche derivino da quell’anello mancante tra università ed imprenditori. Molti non conoscono il modo di proporre idee, di ottenere capitali, ecc. Ci sono dei blocchi dovuti ad una mancanza d’informazione.

Il male delle nostre università sta nell’incapacità di formare un giovane, nel dargli un pacchetto di conoscenze pratiche e aggiornate sul mondo attuale, nel relegarlo in un atteggiamento di attesa in cui si è costretti ad attendere la fortuna anziché sperimentarsi.

Del resto, la mancanza di un collegamento tra università e lavoro, purtroppo, è un problema che ci portiamo dietro da parecchio tempo, forse ultimamente qualche miglioria a riguardo si sta facendo. Tanto per citare un esempio, quando studiavo archeologia all’università non sapevo assolutamente della nascita di alcune cooperative archeologiche sul territorio italiano: dovetti laurearmi, uscire dall’università, avere la fortuna di quel mezzo definito “passaparola” ed ebbi modo di conoscerle e capire che bastava recarsi in soprintendenza per ottenere un elenco di tali cooperative. Nessun professore universitario di archeologia me ne parlò mai a lezione. Uno tra i tanti problemi di quest’Italia è qui: vedere oltre la propria scrivania. Ancor più difficile da risolvere in quanto non è semplicemente una questione appartenente ad una gestione, più o meno illuminata, di un Ateneo ma ad un processo culturale che in questo paese ancora stenta o, se volete, si affaccia ora timidamente.

 

Flavio Capone

 

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