Case riposo

La vita si è sempre mostrata un giano bifronte, da un lato ci sono le gioie, le corse, i balli, la musica, dall’altro la malattia, la vecchiaia. La vita è un po’ come un impermeabile double fase. Esiste sempre un lato amaro da sperimentare , oltre quello luminoso. Ogni volta siamo costretti a bere un amaro calice. Dopo una giovinezza vigorosa, leggera, lucente  ci capita di perdere smalto di fare i conti con problemi di salute anche gravi. Dopo aver frequentato gente elegante, amici sinceri ci capita di restare soli. Gli amici si irrigidiscono davanti ai nostri problemi, preferiscono gente allegra e spensierata. Girano la testa, ci guardano con occhi freddi, tremendi. La malattia è un argomento tabù. Con i nostri acciacchi siamo per molti insopportabili. L’amicizia stessa perde la sua aura divina, la sua patina gentile. Ci sentiamo un cappio alla gola che stringe paurosamente. Ci ostiniamo a restare soli.

Negli ultimi tempi sono sorte molte case di riposo, ma alcune sono veri  e propri lager. Luoghi tristi, poco allegri, dove manca il calore umano, il rispetto, dove si pagano parcelle esose e si mangia un cibo scadente.

Lo stato dovrebbe incentivare la formazione di case di riposo anche private e controllarle. In molti paesi europei sono sorte case di riposo per artisti in pensione divisi per categorie, spesso sono sorte per iniziativa di privati cittadini, magari colti e amanti della cultura. . Ci sono le case per i musicisti, per gli scultori, che vivono anche dei lasciti di gente benestante. Un artista non si sentirebbe perduto. Si vivrebbe tutti insieme e ci si aiuterebbe reciprocamente.

 

Ester Eroli

 

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