Confessare

La chiesa da sempre molto risalto alla confessione. In passato essa aveva un ruolo fondamentale, gli assassini, i ladri, confessavano ai preti i loro misfatti sapendo di non essere traditi. Con i sacerdoti potevano iniziare un cammino di rinnovamento spirituale adeguato. Ora la chiesa è avvolta da uno spirito nuovo e si spinge verso la modernizzazione. La procedura della confessione risulta essere più snella, meno severa. Si è abbassato il livello del suo contenuto. Si parla di cose leggere, di peccati veniali. Si confessano i peccati senza timidezza e i sacerdoti non influenzano le decisioni. Si confessano i piccoli piaceri e peccati di gioventù che il prete ascolta con interesse senza sguardi stupiti. Nella confessione odierna non ci sono maltrattamenti, vendette, insofferenze, ribellioni, discussioni. I sacerdoti non si mostrano più avidi di sapere fatti privati e interessati al pettegolezzo.

La confessione sembra sempre di più essere di dominio femminile. Gli uomini devono lottare con se stessi per confessarsi. Molti giovani ritengono la confessione non necessaria.

Ci sono tuttavia dei peccati che nessuno confessa mai, se li tiene dentro per timore di essere giudicato, per orgoglio, per timidezza, per vergogna. Non si confessano i furti fatti da ragazzo per gioco, i dispetti ai fratelli, i tradimenti al proprio fidanzato, la frequentazione di un uomo sposato, gli accidenti mandati ai politici, l’odio provato per i parenti. Ci sono peccati inconfessabili. A rappresentanza dei peccati generici si confessano gli stessi peccati per anni: mancanza di preghiera, peccati di gola ecc. i peccati veri si tengono nascosti, chiusi nel cuore.

Il problema è che a confessarci sono i sacerdoti che conosciamo della nostra parrocchia o di quelle vicine che poi magari ridicono i peccati in sede di predica in chiesa. L’unica soluzione se si vuole vuotare il sasso è confessarsi in un’altra chiesa della città o addirittura in un’altra città diversa da quella di residenza.

 

Ester Eroli

 

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