Negli ultimi tempi vanno di moda nelle aziende dei contratti brevi che si possono definire capestro, veri cappi al collo dei lavoratori, veri tormenti che portano alla umiliazione, alla solitudine.
Si assumono delle persone per un tempo limitato che devono svolgere un dato lavoro, se riescono a raggiungere dei risultati concreti vengono pagati. Si pagano i lavoratori solo se hanno toccato l’obiettivo in caso contrario anche se hanno lavorato per mesi non vengono pagati. In caso di insuccesso il lavoratore ha girato a vuoto e resta senza stipendio. Questo meccanismo si attua nelle agenzie immobiliari, nelle case editrici, nei call center. In un call center ad esempio se le telefonate sono proficue e si è riusciti a persuadere i clienti tutto a posto, ma se le telefonate non sono andate a buon fine non si ottiene neppure lo stipendio base. Nonostante i limiti molti affamati di lavoro accettano, si fanno prendere al laccio ma dopo molto tempo rinunciano. Si devono pagare gli spostamenti, i pasti ecc. Di solito ci si rimette. Per questo in molti ambienti lavorativi c’è un continuo ricambio di personale, un via vai di giovani e meno giovani.
Questi contratti capestro sono un vero scempio, uno schiaffo in faccia al diritto tanto sbandierato al lavoro per tutti.
Davanti a queste folle di giovani che si fanno manipolare restiamo basiti. Ci chiediamo preoccupati quando questo disastro finirà se finirà. Forse manca la volontà di farlo finire. In fondo occhio non vede cuore non duole. Si finge di non vedere quello che è sotto il naso di tutti da anni.
Ester Eroli