Da Jan Palach alle proteste primaverili del 2011

Da Jan Palach alle proteste primaverili del 2011Quando il battito d’ali d’una farfalla è così potente da creare una tempesta dall’altra parte del mondo. Quando il passaparola tecnologico si propaga da Egitto e Tunisia, passando per la Libia e valicando il mare nostrum, e raggiunge Spagna e Italia. Il tutto attraverso il mare magnum della rete Internet, su cui ogni protagonista dispiega le vele della sua piccola barca, e naviga, il più delle volte a vista.

Il rischio che le proteste giovanili di questi ultimi tempi si esauriscano come una bolla di sapone, evaporando senza eccessivo clamore, è elevato: a motivo di ciò, sarebbe opportuno che l’energia prodotta da questa mareggiata venisse incanalata e da un capitano saldamente portata verso l’approdo. Altrimenti verrebbero a costituire facile preda per i delfini che militano nei gruppi giovanili politicizzati: da qui, a passare tra le fauci degli squali, non intercorrono molte miglia.

Siccome gli squali sono poco avvezzi all’utilizzo delle moderne tecnologie, e rimangono ancorati ad epoche oramai da tutti archiviate, non si capacitano delle proteste che reclamano democrazia; non hanno la sollecitudine di comprendere i giovani, i quali contestano le scarse misure decise per avversare disoccupazione e impoverimento sociale dei paesi interessati. Non riescono a comprendere, gli squali, che aprire un ombrello protettivo sopra i poteri forti non ha effetti diretti sulla vita dei cittadini comuni. Un grande amico del nostro paese, o per meglio dire grande amico di chi ci governa; un amico di cui negli ultimi tempi si sono un po’ perse le tracce: questo amico, si diceva, ha avuto il coraggio di esprimere disincanto e stupore per l’opposizione che ha preso a manifestare contro il regime e ciò che la sua persona rappresenta. Evidente conferma del fatto che chi comanda, o ritiene di comandare, vive fuori dalla realtà.

Il 16 gennaio del 1969 nella piazza san Venceslao di Praga sappiamo tutti cosa accadde: che un gruppo di giovani decide di effettuare un estrazione a sorte per decidere l’ordine in cui essi bruceranno, per dare visibilità alla protesta contro l’occupazione sovietica. Il mito del primo estratto entrerà di diritto nella storia: lo conosciamo più o meno tutti, Jan Palach. Morirà dopo tre giorni, e il suo funerale sarà seguito da un milione di persone. A che scopo? Solo negli anni Novanta la Cecoslovacchia conoscerà il significato della parola “indipendenza”: questa la volontà popolare, non l’occupazione militare dei sovietici, che come invocata dal popolo volevano farla apparire.

Pur non giungendo a tanto, la storia odierna dimostra che, se non nasce un movimento dal basso, saranno sempre le solite facce a decidere sul bello e sul cattivo tempo. Ciò che conta è che il tutto si svolga pacificamente, senza violenze, non assumendo sfumature politiche e non nascondendosi dietro le bandiere delle ideologie. Quello, è un periodo di cui si leggerà solo sui manuali di storia, purtroppo non scevri da parzialità: ma questa è materia per un altro scritto.

 

Mauro Balbo

 

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