L’avorio

L’avorio ha un colore bianco sporco, come di panna, ed è composto da fosfati di calcio, proteine c carbonato di calcio. Si ottiene dalla lavorazione delle zanne di elefante o di mammut fossilizzati. L’avorio fossile è molto meno chiaro. I primi ad usarlo anticamente furono gli Egizi pionieri in molte questioni. Poi lo usarono i Greci, i cinesi, gli indiani. il mercato anticamente era fiorente e l’abbattimento degli animali frequente. L’uso si diffuse in Asia e Africa. Dagli scavi e ritrovamenti archeologici emerge che era conosciuto nella preistoria dove con esso si facevano statue e figure mitologiche, umane, di animali, di divinità. Si sono verificati dei rinvenimenti nelle grotte. Gli scavi hanno portato alla luce oggetti contenuti nelle tombe come anfore, collane, braccialetti. le tribù africane usavano collane di avorio come ornamento, e per fabbricare oggetti per rituali religiosi. A Creta si creavano statue e statuine in avorio, per uso civile e religioso. Scultori greci fecero in avorio statue di Zeus e delle divinità dell’olimpo. A Roma le matrone avevano pettini, spille in avorio e decorazioni di case. I romani usavano l’avorio per le imbarcazioni e per le navi da parata. Gli etruschi usavano forgiare con l’avorio tavolette e tavole per scrivere. In Europa si usò l’avorio per fare gioielli e oggetti da regalo, statue, e gli oggetti da regalo venivano scambiati per gli auguri fra sovrani. I bizantini usavano l’avorio per oggetti liturgici e paramenti sacri. In Sicilia si usava nel settecento e ottocento l’avorio per fare reliquiari, cofanetti, crocifissi, acquasantiere. In Spagna i principi collezionavano oggetti preziosi in avorio con incisioni e riproduzioni di scene bibliche. nel seicento e in Danimarca e Germania si creò un vero artigianato e si facevano perle, collane, e scacchi e corredi per spose con vite di santi raffigurati. Si facevano per le spose cofanetti e portaspilli. A Firenze nel settecento si facevano sculture. In Sicilia presepi lavorati con il corallo.

Negli ultimi tempi si è cercato di sostituire l’avorio con altre sostanze come la ivorina, la plastica, la porcellana, il vetro, la palma. Ci sono molte imitazioni con resine, cellulosa, materie plastiche, canfora, celluloide. Sono state fatte anche delle truffe. L’avorio si riconosce per il colore, per la lucidità, per la grana, per la tenerezza infatti si può tagliare, per la duttilità. L’avorio finto è più fragile, ha più venature e ha macchie. Esiste anche un avorio vegetale ottenuto con palme africane. Ora è caduto in disuso, si trova solo nei negozi di antiquariato dove possiamo trovare rosari, orecchini, cornici da costo elevato. L’avorio artificiale crea molti falsi. Esiste anche un museo dell’avorio che riporta pure un trono degli zar in avorio e opere che vanno dal sedicesimo al diciottesimo secolo. In Italia la lavorazione si trova nel nord e Ravenna.

Ester Eroli

 

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