MAGRINI

Gabriella Magrini è nata a Milano dove si è laureata in lettere dedicandosi al giornalismo. Il suo esordio letterario si ebbe con il romanzo del 1973 Infanzia di una moglie. La protagonista Virginia vive in un paese piccolo, indolente, dove ci si ritrova la bar in piazza o in trattoria. Viene mandata a cucire da alcune zie in città, ha 24 anni ma si sente già vecchia data la mentalità del tempo. Lei infatti conserva le abitudini di origine   ed è legata alla sua terra. Conosce in casa delle zie Adelmo un giovane emigrato al nord per fare fortuna che cerca di disarmare la sua diffidenza. Lui cerca di integrarsi nella nuova realtà cittadina. La corteggia senza fretta. Lui è fissato con il suo lavoro che vuole fare bene. Vuole conquistare una posizione sociale. A Virginia il ragazzo appare subito diverso per stile di vita, mentalità, lui non è vissuto al nord  e ne è suo malgrado attratta. La famiglia di lui che lei conosce è diversa, amano mangiare insieme avere pasti abbondanti, scherzare e divertirsi. Dalle sue parti c’erano delle concessioni solo per la vendemmia e i pasti erano frugali. Nel suo destino di moglie e di madre compaiono le prime crepe, le prime avvisaglie. I parenti di lui la vedono come diversa, come di una altra razza. Lei non riesce ad amalgamarsi, a farsi accettare. Tuttavia vede in Adelmo la stabilità, il futuro certo. A casa sua ci sono pochi soldi, suo padre ha imparato a essere avaro. Lei stessa era costretta a dare il suo guadagno in casa.  Con le nozze lei sarebbe uscita da una vita grama per entrare in un mondo ignoto anche esso pieno di insidie. I parenti di lui la escludevano e lei si sentiva prigioniera. Dopo le nozze ogni tanto la sposa ha nostalgia delle sue parti anche se non vuole ritornarci data la miseria. I comportamenti dei parenti la lasciano perplessa e nei momenti di esclusione ripensa a antichi corteggiatori. Dopo le nozze Virginia perde progressivamente la spensieratezza. I parenti di lui sono meschini, attaccati alla terra ai soldi. Il suo mondo anche interiore è sempre più angusto come se non ci fosse spazio per lei. Anche dopo la nascita della figlia è suo marito che decide e il clan parentale. Lei non esce mai se non la domenica pomeriggio. La suocera è ostile, la ostacola. Il marito le impedisce di lavorare come lei vorrebbe. Le liti avvengono per colpa dei parenti. I parenti la scrutano, la criticano e lei si sente intimidita. Il contrasto forte è con la sorella del marito che la considera una estranea  Una antipatia viscerale. Lei le fa pesare le sue manchevolezze. La tratta con distacco senza confidenza. I cognati sono freddi e distaccati. I parenti sembrano un clan unito contro di lei. Virginia pensa di avere però un dovere da compiere con dignità anche se si adatta con fatica. Prova soggezione con certi parenti del marito. Avrebbe preferito un giovane del suo paese. I suoi desideri sono soffocati. Il marito la trascura parla solo con i parenti e difende l’operato della sorella. Lei viene messa in disparte specie dopo la morte del secondogenito maschio. Lei vive appartata, si sente sola. La suocera la considera fragile, inutile. Virginia scopre nella famiglia del marito l’esistenza di leggi non scritte ma rispettate e lei non riesce ad adeguarsi. Avrebbe voluto sposarsi senza l’assillo e il peso della famiglia di lui ingombrante.  Lei pensava che un uomo era meglio sposarlo senza una famiglia alle spalle. I parenti tentavano sempre di umiliarla. Non la stimavano e comprendevano. Suo marito difende la madre negli alterchi con lei. A Virginia lo stesso paese di origine del marito le va stretto, non riesce ad affezionarsi. Con il tempo comincia a soffrire di depressione e insonnia. Delle sue disavventure coniugali non parla con nessuno se non ocn il confessore in chiesa. Il marito vanta i piatti della madre e della sorella e la accusa di non essere brava a cucinare. Il marito racconta tutto alla sorella che ci trova da ridire. Lei si sente sradicata, senza amici, senza divertimenti. Virginia alla fine trova pretesti per non incontrarsi con i parenti. Delle cose di famiglia lei non viene mai informata. Il marito non si confida con lei. Lei vorrebbe fuggire via ma non osa. Lei si sente in svantaggio, tutti la considerano estranea perché viene da un paese diverso, parla un diverso linguaggio. Al livello familiare la sorella del marito ha maggiore potere decisionale. Virginia lavora sodo in casa per non lasciare spazio ai pensieri negativi. Sente il desiderio della sua campagna. I parenti fanno muro, hanno un comportamento comune. Il marito la rimprovera davanti a loro. Quando muore il bambino la incolpano di essere troppo fragile. Il marito in ogni circostanza si consulta solo con la sorella. Spesso ha il sospetto di essere tradita. Lei non può parlare con nessuno. Suo padre la obbliga a seguire il marito e a accettare tutto senza riserve. Per lei la vera famiglia era quella dove era nata. Nella famiglia del marito trova solo rivalità e invidia. Alla fine si pente di essersi sposata anche se sa che per una donna ci sono poche possibilità di imporsi. Alla fine la coppia cambia casa e Virginia cerca di invitare meno gente possibile per proteggere la sua intimità. Il marito non era molto interessato alla casa, la sua vita vera si svolgeva fuori. Lei si sente avvolta da una tristezza senza lacrime. Il marito le sottraeva la sua verità e persino la sua solitudine.

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