PARABOLA DISCENDENTE

Ci sono amici, parenti stretti, cognati,  conoscenti, che per abitudine tendono a tenersi tutto dentro, mostrano una chiusura pazzesca. Non raccontano episodi dolorosi della propria vita, pensieri funesti, particolari negativi. Non condividono esperienze, delusioni, sconfitte. Non esternano fatti e misfatti della propria coscienza inquieta. Sono gelosi delle proprie emozioni. In apparenza sono razionali, moderati, affabili, gentili, gradevoli persino disponibili. Non sono però disposti ad analizzare la propria interiorità e a divulgare i propri stati d’animo. Sono riservati fino allo stremo. Si mostrano compassati, abbottonati, impeccabilmente calmi. Non parlerebbero neppure sotto tortura neppure nello stato di ubriachezza. Neppure l’alcol scioglie le loro difese accanite, le loro chiusure. La loro resistenza è indomita, alto è il muro di difesa e protezione. Per barare si mostrano con l’animo cinico e insensibile, quasi insolente e impertinente. Per orgoglio si mostrano beffardi e maliziosi. Esibiscono per cosi dire una maschera sociale per non mostrare la loro seconda natura oscurata che si soprappone alla prima e che li vede invece ipersensibili. Sono persone che si mostrano forti, che rifuggono dai sotterfugi. Sono ansiosi di piacere, di apparire al meglio. Si creano una muraglia intorno. Agli altri non mostrano  mai la loro anima completamente nuda. Si servono di orpelli per mascherare sornioni e screanzati la loro fragilità. Non consentono agli altri di sbirciare dentro il loro cuore. Se qualcuno cerca di penetrare nel loro animo con discreto signorile atteggiamento viene respinto anche in malo modo. Si mostrano incapaci di slanci emotivi. Di solito si vantano, sono anche superbi e altezzosi.  Nascondono il tumulto dell’anima passionale. Non si aprono neppure con i propri simili, con quelle che hanno avuto esperienze complementari. Impigriti come sonnambuli vivono di apparenze senza condividere nulla neppure le gioie. Sono inclini ad essere indolenti. Non si lasciano andare a manifestazioni di affettuosità. Se un parente colleziona cartoline illustrate sono i primi a non mandare mai una cartolina. Il loro privato deve essere immancabilmente tenuto nascosto. Il loro affetto non è mai dimostrato spontaneamente se non quando è strettamente necessario. Si credono di solito invincibili e hanno dialoghi ridotti pure con i genitori. Si trincerano nel silenzio anche con i genitori e i parenti più prossimi. Spesso fanno battute sarcastiche e acide. Sono precisi nel nascondere il loro umore pessimo. Spesso si mostrano gaudenti, amanti dei viaggi, dei ristoranti. Il lato cavernoso viene accuratamente celato. Non si mostrano mai volubili.

All’apparenza mostrano di condurre una vita splendida, fatta di incontri, viaggi, vacanze, amici. Invece sono incatenati fra ossessioni e tristezze con la bile in fermento, fra ubbie e fobie. Non fanno tesoro delle esperienze e non mostrano di avere nostalgie e rimorsi. Aggrediscono gli intrusi che vogliono sondarli con battute spiritose  e ridanciane, al vetriolo.

Poi spesso la loro vita prende una piega sbagliata, allora inizia una sorta di parabola discendente dove sono costretti ad agire in modo istintivo. Nonostante le saette del destino non si sbottonano. Nel male non chiedono orgogliosamente aiuto. Pretendono di nuovo di fare tutto da soli. Nel turbine prendono il problema di petto e con volontà istintivamente credono di farcela da soli. Sembrano forti, votati al sacrificio, pacifici. Poi dopo aver contemplato la disfatta, si lasciano andare senza riflettere. In loro si accende il fuoco divoratore della depressione oscura. I dolori dell’anima sopiti emergono prepotenti e provocano uno sconvolgimento che diventa follia e furore. Non si riconoscono più nel loro ruolo, con foga perdono le staffe. Con un lampo diventano bambini pregni di risentimento contro la vita contro gli altri. Alcuni sono pure disposti a farla finita con un gesto definitivo senza ritornare sui propri passi, senza ammettere l’errore, senza tregua.  Bruciano tutte le risorse. Sono macchine da guerra, invidiosi del bene altrui, irritati con il proprio nome.

Certe persone se si fossero confidate con gli altri, con i parenti, con i vicini e avrebbero raccontato i problemi si sarebbero salvate. Certe volte parlare con gli altri non è solo una esigenza ma un dovere.

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