SEGNALI

La fretta domina la nostra vita, non abbiamo tempo per gli altri, persino per i sentimenti, le emozioni, l’allegria. Gli stessi giorni di festa come giovedì e martedì grasso passano come niente fosse. Le giornate sono tutte normali, tutte uguali, tutte monotone, scandite dall’orologio, dal lavoro, dagli impegni. Anche il giorno di san Valentino magari passa noioso per via di visite mediche, corsi formativi, trasferte di lavoro. San Valentino non scatena nessuna reazione, non evoca nessun sentimento. Restiamo di sasso davanti alla indifferenza del partner, della gente. Certi comportamenti ci pietrificano. In certe giornate non ci sono stimoli, mutazioni, cambiamenti. Esiste solo una cronica carenza di affetto. Diamo troppo peso agli abiti, alle auto, alle apparenze. A livello psicologico niente ci coinvolge, ci stupisce. In teoria non ci accorgiamo più neppure di chi ci sta vicino e vive con noi a stretto contatto.

Non percepiamo i segnali che gli altri ci inviano sia pure in codice. Gli altri li diamo per scontati. Non ci accorgiamo se i nostri conviventi sono stressati, scontenti, oppressi da un problema, affaticati, malati, stanchi. Non captiamo i segnali della loro anima. Ci identifichiamo solo con gli attori, ci sintonizziamo solo sul nostro canale preferito, sulla nostra musica preferita. Gli altri sviluppano un meccanismo di difesa e si chiudono a riccio, ma noi non lo vediamo. Non sentiamo simpatia per una persona e la escludiamo senza pensarci troppo. Non crediamo ai segnali che ci giungono tutti tesi ad affrontare il quotidiano.

Non leggiamo tra le righe il carattere degli altri, il loro inconscio meccanismo, presi dalle nostre problematiche. Sottovalutiamo segnali eloquenti di disagio che gli altri ci inviano e che non abbiamo tempo per decodificare. Anzi disprezziamo certi atteggiamenti, li critichiamo come non adatti. Il silenzio di un parente al telefono ci sembra maleducato, sprezzante, motivo di dissenso. Poi scopriamo il suo disagio, il suo dolore ma lo scopriamo quando è troppo tardi per intervenire e i giochi sono fatti. Non ci comportiamo in modo saggio, non usiamo la buona creanza. Anzi certe frasi sferzanti della gente li interpretiamo come affronti senza capire la tensione emotiva che c’è dietro, evidente, palpabile. Non siamo accomodanti con chi ha idee diverse da noi. Le nostre convinzioni, sia pure legate a preconcetti sono invincibili, razionali. Siamo scettici su certi argomenti. Ci annoiamo nel sentire le lamentele degli altri, dei parenti. Viviamo la vita come singoli individui non come collettività. Non fiutiamo immediatamente il senso di colpa e di disagio degli altri. Le nostre capacità il nostro intuito sembrano dormienti. Il silenzio di piombo degli altri ci irrita e non ci chiediamo a cosa è dovuto. Non siamo espansivi, remissivi ci chiudiamo nel nostro fortino,  nella nostra oasi incuranti della presenza di altri. Non accogliamo gli altri festosi certe volte li giudichiamo degli intrusi. Ci separiamo dagli altri con leggerezza. Arginiamo i nostri stessi sensi di colpa con naturalezza. Pretendiamo il massimo dagli altri ma concediamo poco. I comportamenti anomali li giudichiamo folli. Nel nostro cuore non sentiamo suscitare il senso di pietà. Siamo puntigliosi, impazienti. E’ vero che alcune persone sono scostanti, hanno toni formali, sono distanti, superbi, poco amabili. Noi però dovremmo azzardare una irruzione, penetrare nel loro mondo, fare ingresso con prepotenza anche a costo di essere importuni, di venire rimproverati. Di solito ce ne infischiamo. Dovremo invece scardinare la dura corazza che si sono costruita, rompere gli indugi, distruggere le barriere naturali e rigide, severe che molti si costruiscono irati e  sdegnosi. Dobbiamo sciogliere i cuori di ghiaccio, aridi, far cambiare loro idea in modo repentino, indurre le persone a esternare, ad accendersi. Dobbiamo assecondare le persone non combatterle. Anche le persone più composte e rigidi hanno le loro debolezze e ambiguità. Dobbiamo essere coerenti volere ed esigere lealtà e sincerità. Con le persone ostiche dobbiamo agire con passo felpato, sfiorando la loro anima, sornioni e sensuali come gatti. Dobbiamo essere impetuosi, stimolare gli altri a confidarsi senza turbamenti con la voce sommessa. Dobbiamo ammorbidire gli altri, rendere intenso il rapporto evitando parole brusche, rudi. E’ indispensabile che le persone abbiano fiducia in noi e non ci evitino. Non serve imporsi con la forza. Dobbiamo evitare critiche, discriminazioni, frasi compromettenti. Il nostro comportamento deve essere di docile accondiscendenza. Con certe persone non dobbiamo essere impazienti. Dobbiamo aspettare  e un giorno vedremo il loro viso illuminarsi di gioia beata e perfetta. Il nostro linguaggio deve essere moderato non severo. Anche le persone negative, diverse hanno un briciolo di positività. Non dobbiamo essere mai formali. Certe persone cadono nella depressione, nel gorgo un po’ anche per la nostra mortificante indifferenza. Il nostro contegno dovrebbe essere composto evitando audacie. Se salviamo qualche persona non dobbiamo gonfiare il petto orgogliosi. E’ un nostro dovere elargire serenità., dare pace, favorire la convivenza. Non dobbiamo avere atteggiamenti di rottura, drastici, di furore nero. Dobbiamo spiazzare gli altri con il nostro sorriso, il nostro garbo, la nostra mansuetudine, il nostro autocontrollo, la nostra tolleranza. Il sorriso caldo ha un potere inebriante, coinvolgente. Non serve il riso dissacratorio, ironico. La nostra gaiezza vitale deve essere come un flusso che contamina , un turbinio che avvolge gli altri come una coperta termica. Molte persone straordinarie si nascondono fra la massa, sfuggono al nostro controllo e meritano di essere apprezzate, conosciute. Anche le persone più burbere, normali, possono essere amiche, basta non provocarle in modo inopportuno con malizia. Dobbiamo evitare rimproveri, pettegolezzi, gesti insolenti, brutali. Lasciamo che gli altri irrompano nella nostra vita e impariamo a comprendere i moti del loro animo e i segnali lanciati dal loro corpo e dalla loro anima.

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