SINONIMO

 

Spesso gli ambienti di lavoro sono sinonimi di solitudine, di avversione, di cattiva coscienza. Ci capita ingenuamente di fare amicizia con un collega con cui apparentemente andiamo d’accordo. Con lui la conversazione è piacevole, bonaria. Trascorriamo con lui magari la pausa pranzo. Ci dedichiamo a lui con accortezza, ci confidiamo. Lui è amabile, grazioso. Con lui dimentichiamo la severità, la formalità, la solennità, l’asprezza del comando, del potere. Lui ci appare gentile. Lui ci aiuta e noi ricambiamo, facciamo dei sacrifici per lui. Non pretendiamo nulla, solo l’amicizia. Lui si offre di farci da guida in alcuni contesti. In prospettiva ci rendiamo conto che è comodo avere colleghi che sono anche amici. Le giornate trascorrono serene. L’amicizia continua nel tempo, si dispiega in modo normale. Tutto è avvolto dal rispetto, dalla gentilezza. Ci sembra di conoscere il collega da una vita, fa parte integrante del nostro mondo. Non crediamo mai di poter perdere un amico collega. Poi il collega si allontana progressivamente, è sfuggente, pensoso, non risponde alle nostre telefonate, è distratto, assente, si fa attendere, da risposte laconiche, non si presenta a un nostro invito, ci tratta con sufficienza o con distaccata gentilezza formale. Diventiamo diffidenti, apatici. Il collega ci tratta come un oggetto inutile. Quella amicizia a buon mercato, conquistata sul campo scompare per incanto, diventa fumo, nebbia, qualcosa di antico da relegare nel cassetto che odora di stantio. L’amico non ci telefona, sparisce, non passa nella nostra postazione, si dilegua, parla con altra gente, ci accoglie accigliato. Sentiamo tutta la miseria di quel rapporto umano che credevano perfetto. Il collega appare tronfio, borioso si fa vedere in giro con i dirigenti. Scopriamo poi che ha ottenuto un avanzamento di carriera. Per questo non ci offre neppure un caffè ma prende le distanze, di ecclissa, raggiunge i suoi pari nelle alte sfere. In questa corsa per il successo a tutti i costi gli altri sono calcolati come dei burattini di pezza senza valore. Ci rendiamo conto amaramente che siamo più soli, ma anche il collega premiato è più solo. Il potere stesso è sinonimo di solitudine. In fondo c’ è un detto che dice che anche la regina ha avuto bisogno della vicina. Un giorno però se anche ci cercheranno non ci saremo più per certi colleghi sfacciati. Li lasceremo al loro destino, incuranti passeremo oltre. Certe persone è meglio perderle definitivamente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.