Ugo Riccarelli

Ugo Riccarelli era nato nel 1954 in provincia di Torino da genitori di origini toscane.  Dopo la laurea in filosofia, era entrato nell’ufficio stampa del comune di Pisa, iniziando a scrivere assiduamente.  Dopo una esperienza di trapianti e problemi di salute, ha ottenuto molti premi letterari ed ha collaborato a Roma con lo staff di Veltroni e con la Rai e con varie testate giornalistiche. Ha scritto testi teatrali e spettacoli radiofonici.

Il suo romanzo più riuscito che ha avuto  il premio Strega nel 2004 è Il dolore perfetto che è stato tradotto in molte lingue.

Il protagonista è un maestro che da Sapri si sposta in Toscana per insegnare e dove trova la stessa civiltà contadina delle sue parti, le stesse masse povere e oppresse. Legge libri di filosofia, si documenta e presto approda agli ideali anarchici che dallo stato vengono definiti sovversivi. Nel suo intento crede di poter cambiare il mondo con la sola forza delle idee ma è costretto a ricredersi e morirà durante una manifestazione di protesta raggiunto dalle pallottole dell’esercito. Nel paese toscano dove approda, qui aiutano le reminiscenze della infanzia dell’autore nel paese dei genitori, il maestro sposa la vedova Bartoli che ha un figlio, che morirà soldato durante la prima guerra mondiale. Da lei ha quattro figli, Ideale che diventa sacerdote contro il suo volere che viene ucciso  in una imboscata perché figlio di un anarchico, Mikhail che muore in battaglia, Libertà che dopo aver conosciuto un fidanzato anarchico amico del padre muore di spagnola e Calafiero l’unico che riesce a sposarsi con una ragazza figlia di un commerciante locale di maiali. Un commerciante che ama mettere ai figli i nomi dei poemi omerici letti intorno al fuoco nelle sere d’inverno. il maestro conosce l’esilio, la caduta, la lotta, la fuga e la morte per i suoi ideali traditi. Le storie private nel romanzo si intrecciano con la storia ufficiale, quella della pandemia di spagnola, delle guerre e carestie, del sogno socialista, dell’avvento del fascismo e della automobile, della nascita della stazione ferroviaria, dell’avvento delle moderne tecnologie, delle emigrazioni in Africa e in Oriente. Molti giovani del paese vanno a combattere, fuggono per andare all’estero e poi ritornano  più poveri e miseri di prima. I sogni giovanili di riscatto sono pie illusioni che irretiscono cuori ingenui, su tutti incombe il destino che muta le cose a proprio piacimento causando talvolta un dolore perfetto, un dolore che accomuna tutti, che non risparmia nessuno, che tutto travolge e modifica. Il dolore perfetto dilaga senza lasciare spazio ai sentimenti, alla comprensione, alla pietà, al rimorso, al rimpianto, al riscatto. Solo i ricordi restano intatti anche se con la vecchiaia diventano sfumati, confusi. Alcuni vecchi finiscono per impazzire, per parlare soli, per perdere per sempre il lume della ragione. Le storie private nel paese vengono tramandate e raccontate per non far perdere le tracce di un vissuto che se non ricordato e rivissuto con la mente non avrebbe senso e non se ne avrebbe la memoria vivente. Per fa sopravvivere il passato si può solo ricordarlo anche se il ricordo è spesso incerto, offuscato anche da vuoti di memoria e cali di interesse. Nel microcosmo descritto nei dettagli gli eventi storici acquistano risonanza solo in rapporto ai danni che producono sulla comunità e al male che fanno sulla gente. Racconti di epidemie, rastrellamenti, bombe si intrecciano con nascite, morti, sogni, inganni, del paese piccolo e angusto, del piccolo mondo che vive solo nel presente, nel quotidiano.

La gente vive di agricoltura, si industria per avere di più creando officine, ma ogni sogno, ogni pretesa di miglioramento si scontra con la realtà di un destino che può divenire tragico, avverso, nebuloso. Gli sforzi della gente sono vani, non sono premiati. il destino si accanisce, fino a creare morti  e dispersi, delusi e sconfitti. Alla fine felici sono quelli che per vecchiaia e malattia vivono alla giornata e hanno dimenticato che  sono avvolti nella nebbia del male che avanza. Gli anziani che hanno perduto il lume della ragione riescono ad avere un po’ di serenità. Per gli altri c’è solo lotta accanita, errori  e inciampi del destino. Il destino si burla con sgambetti, equivoci, che travolgono gli onesti, gli ingenui. Non serve essere buoni, severi, rispettosi di fedi  e religioni, di tradizioni e amori il fato tutto travolge  e muta come una valanga che si abbatte sugli sprovveduti e genera un dolore acuto, perfetto in ogni sua manifestazione. Non serve ribellarsi, andare controcorrente, il destino si compie sempre inesorabile e logora vite, esistenze, brucia trappe, distrugge speranze, muta pensieri. Le cose, le persone perdute  possono ritornare ma talmente mutate da essere tristi e irriconoscibili. il destino scherza con le vite della gente come il vento con un cappello trascinato via.

 

Ester Eroli

 

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