ECCESSIVA CONFIDENZA

Spesso andiamo in negozi di fiducia,  ci affidiamo a medici e specialisti di fama, a parrucchieri del nostro quartiere di talento. Cerchiamo di indovinare le persone più qualificate da alcuni segnali. All’inizio tutto procede liscio, senza intoppi. Ci sentiamo coccolati, stimati forse anche troppo. Facciamo le nostre spese necessarie, ci facciamo persino consigliare su un abito, un taglio di capelli. Pensiamo di trovarci di fronte a una onestà totale. Pensiamo di rimaner clienti fino alla pensione. Ci sono negozianti che si rivelano gentili, ci fanno sconti, non ci fanno pagare degli accessori. In apparenza è tutto normale. Diveniamo clienti fissi, abituali, magari frequentiamo una palestra per più di quaranta anni. Ci sentiamo liberi di parlare, di ridere, di toccare, di fare commenti, di raccontare il nostro privato certi di essere compresi per quella reciproca stima e fedeltà. Nel bar dove siamo abituali ci sediamo, leggiamo il giornale con disinvoltura, ci avviciniamo al buffet, ci vengono forniti subito i nostri dolci preferiti. I baristi conoscono alla perfezione i nostri gusti. Ci sembra che tutto debba restare uguale, specie se siamo abitudinari e non sopportiamo i cambiamenti.

Con il tempo l’eccesiva confidenza porta a malintesi, offese, frasi insinuanti e oltraggiose. Il negoziante si sente in diritto di criticarci, deriderci. Ci dice in faccia che vestiamo male, che facciamo ferie da pezzenti, che abbiamo un auto ridicola, che portiamo un orribile taglio di capelli, che la piscina dove andiamo è orribile. Il rapporto è cresciuto, si è evoluto ma è divenuto perfido. La parrucchiera ci risponde male, ci aggredisce come una iena, ci dice cose indicibili, ci maltratta, ci riprende. Il garagista ci strapazza, ironizza sul nostro modo di guidare, ci fa i conti in tasca, ci dice che prendiamo l’auto solo per andare al mare. L’eccessiva confidenza porta a atteggiamenti immorali, ostili, patetici. La podologa di turno vuole sapere perché siamo separati, vedovi, single. Ci sentiamo perseguitati, indagati. Il farmacista ci rimprovera di fumare, di condurre una vita ritirata o troppo gaudente. All’inizio facciamo finta di nulla poi i nostri nervi esasperati cedono.

Stanchi dei soprusi cambiamo negozio, garage, pizzeria e li troviamo più gentilezza e  comprensione visto che siamo nuovi. Evitiamo di passare davanti al vecchio negoziante. Ci sentiamo liberati, il cambiamento non fa che giovarci. Abbandoniamo i vecchi negozi dove magari sono subentrati i figli. Il peccato dei genitori ricade sui figli, perché essi perdono dei clienti fissi e abituali.

Poi però anche nel nuovo ambiente si ripetono gli stessi errori in modo ciclico. Forse dobbiamo imparare a cambiare sempre ed a andare al primo negozio che ci capita davanti senza fissarci su uno soltanto.

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