Fette biscottate

Negli ultimi tempi la colazione degli italiani si è evoluta nonostante sia sempre più dominata dalla fretta. Sono diminuiti i dolci, per lasciare spazio a fibre, avena, crusca. Negli anni novanta si è avuta la rivoluzione salutista che ha prediletto cibi integrali come pane nero e latte scremato, frutta secca eliminando cornetti e pancarrè.

Le fette biscottate fanno parte della colazione di molti popoli. Non tutti sanno che sono nate nell’ottocento in Prussia con lo scopo di avere un prodotto a lunga conservazione che evitasse sprechi. Il prodotto in origine era fatto con farina di grano duro, lievito, olii vegetali, zucchero, sale, malto d’orzo, in alcuni casi con l’aggiunta di mais e cereali. Vennero realizzate anche senza glutine.

Le fette si diffusero in Francia e presero il nome di biscottes nel senso di cotte due volte come era in origine il loro nome germanico che significava appunto cotte due volte.

Si diffusero diversi tipi. Quelle con farina di grano tenero integrale, con olio di palma e lievito di birra, o con farina di frumento maltata, con fibre vegetali. La loro fragranza è data dalla bassa lievitazione e lenta.

Le fette sono croccanti perché ricche di saccarosio e danno molte calorie. Nella produzione industriale sono ricche di grassi saturi dannosi per il colesterolo.

L’ideale sarebbe consumarle solo due ogni mattina e due a merenda insieme alla frutta secca che abbassa i livelli di colesterolo nel sangue.

Negli anni cinquanta la colazione era ricca di eccessi di grassi che ora sono stati ridimensionati. Le fette vanno consumate con moderazione e solo a colazione e mai accompagnate da salami, salsicce, formaggi, prosciutto come accadeva sovente in passato.

 

Ester Eroli

 

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