La colpa grave delle malattie

La colpa grave delle malattieSpesso capita di venire colpiti da una banale influenza, curabile, risolvibile, che costringe a letto per diversi giorni e quindi siamo costretti a prendere giorni di malattia sul lavoro. Al ritorno negli ultimi tempi assistiamo a un fenomeno nuovo, particolare, tipico esempio della degenerazione dei costumi e del vuoto di affetti. Alcune colleghe, smorfiose, boriose, perfide ci guardano con commiserazione come se la malattia fosse una colpa, una sconfitta personale. Abbiamo l’impressione di essere compatiti. Alcune persone sembrano gongolare vedendoci pallidi e smunti, sembrano godere del male altrui, infieriscono spesso con frasi pungenti. Folgorati dal comportamento di certe donne ci rendiamo conto che le sconfitte nella vita sono ben altre. Eppure certe colleghe ci guardano come fossimo degli appestati. Alcune persone, specie donne, si mostrano fanatiche anche davanti al male, alla malattia, adottano comportamenti tracotanti, ingiustificati come se loro fossero immuni dalle malattie, immortali, onnipotenti. Di fronte a tanto scempio rimaniamo senza parole, eppure non stiamo chiedendo nulla. A un certo punto ci sono chiari alcuni concetti che nella fretta di vivere c’erano sfuggiti. In primo luogo bisogna essere sempre perfetti, curati non si possono avere bolle, capelli bianchi, malattie, brufoli ecc. La stessa pubblicità alla tv, sui giornali mostra tutte persone belle e felici, con il sorriso sulle labbra. In secondo luogo è meglio non parlare agli altri dei nostri mali e comprendiamo come molti, anche se malati gravemente, tacciono ostinati e dicono di stare bene come niente fosse. Gente che nasconde persino ai parenti di avere una malattia grave e invalidante. Alcune donne forse malate di protagonismo ci scherniscono con aria beffarda, eppure si reputano, alcune volte, persone colte e spesso lo sono sulla carta. Alla fine ci rendiamo conto che se noi abbiamo bisogno urgente di curare il corpo martoriato dalla febbre loro, le colleghe, hanno bisogno di una cura per l’anima.

 

Ester Eroli

 

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