Peter Handke è noto come scrittore di romanzi, ma anche come report di viaggi e escursioni, oltre che saggista, drammaturgo, poeta e sceneggiatore di suoi romanzi tradotti in film, alcuni dei quali presentati al festival de cinema di Cannes. Oltre a opere teatrali scrisse anche racconti in forma diaristica. Famoso il suo reportage nella ex jugoslavia a cui era legato visto che sua madre era slava ed era morta suicida.
Nato in Austria si era iscritto alla facoltà di legge di Graz ma non terminò mai gli studi per dedicarsi totalmente alla letteratura sua grande passione.
I suoi scritti rivelano da subito una vena introspettiva e descrittiva. Alcuni passi dei suoi romanzi sembrano visioni.
Il suo racconto più rappresentativo è la donna mancina, scritto nel 1976, divenuto bestseller in Germania dove è ambientato. La protagonista Marianne, ormai trentenne, non è mancina, ma ripetutamente canta una canzone in cui si usa questa parola nel senso di strano, strambo. Lei stessa si sente strana, diversa, insoddisfatta.
E’ sposata da circa dieci anni con Bruno, un direttore di una azienda di porcellane famose, ed ha un figlio di otto anni. Data la condizione agiata della famiglia lei non lavora e si dedica alla casa e al figlio. Il marito gode di momenti di evasione perché viaggia per lavoro. Lei invece vive intrappolata dentro la routine, ripete sempre gli stessi gesti. Il rapporto con il marito è formale, fatto di gesti studiati, di parole scontate. Spesso in casa regna il silenzio, non ci sono dialoghi aperti, spontanei. Si pranza , si vede la televisione in silenzio. Ognuno vive per se dimentico dell’altro.
La donna si sente sola, abbandonata. Decide di separarsi e riprendere la sua attività di traduttrice. Alla fine si vota a una vita senza legami, senza impegni sociali.
Il romanzo è stato tradotto in Italia nel 1979.
Ester Eroli