PUDORE

Il termine pudore viene dal latino pudor nel senso di avere vergogna, riserbo, modestia, timore, rispetto, ritegno ed è un sentimento interiore più che esteriore come lo era anche per l’antica Grecia dove si usavano termini sinonimi sia per gli uomini che per le donne. Nell’antica Roma c’era la dea Pudicizia che compariva talvolta pure sulle monete in riferimento quasi sempre alla dignità femminile. Il termine nel tempo ha assunto un chiaro riferimento sessuale e corporeo. Il pudore è un sentimento che fa parte di un certo codice sociale con le sue regole di comportamento. E’ considerato sempre un codice di condotta interiore.

Nel tempo ci sono stati notevoli cambiamenti e il termine ha subito deformazioni, deviazioni. A livello psicologico non si percepisce più il senso del pudore. La società civile non si fa più tanti scrupoli. Si segue l’istinto senza tante cerimonie. Il cambiamento repentino dei costumi ha favorito la diffusione dell’erotismo, della stampa erotica, delle riviste pornografiche scabrose. Le persone sono divenute più leggere e mondane.

Per molti scrittori invece il pudore rappresenta uno stimolo ulteriore nel suscitare l’amore. Il pudore è un po’ la veste dell’anima la sua sentinella.

Come accede sempre in questi casi siamo caduti nell’eccesso opposto. Ai nostri giorni accade di tutto. Ragazze fidanzate ufficialmente che si fanno vedere nel paese di origine del ragazzo a spasso a bacarsi con altri uomini come nulla fosse e nessuno dice niente. Ragazze che dicono addio al nubilato con soli uomini in locali equivoci, mezze nude. Insomma esiste una vasta gamma di episodi sconcertanti che lasciano di stucco.

I giovani non conoscono più il concetto stesso di pudore forse pensano sia una marca di profumo intrigante.

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