Tolleranza zero

Viviamo in una epoca super tecnologica, dove i social ti tengono compagnia, dove è possibile spostarsi con facilità tanto sono efficienti i mezzi di comunicazione come aerei, treni ad alta velocità. Tutto sembra scorrere liscio, senza ostacoli. Osservando da vicino la nostra società si scoprono però matasse aggrovigliate, minacce, zone di depressione. Quando siamo sotto pressione allora vediamo tutto grigio, cupo, la musica non ci rilassa e ci stordisce, il sole ci infastidisce , i progetti sfumano sullo sfondo, le parole suonano false, a tutto si accompagna la sensazione sgradevole di non avere nessuno al fianco per combattere la ardua battaglia con la realtà. Gli alti e bassi logoranti, frenetici sono accompagnati da una desolante e raccapricciante sensazione di estrema solitudine. Lottiamo con forza contro il destino avverso e contro persone che sono divenute senza motivo all’improvviso nemici. La cosa più grave è che ci accorgiamo di vivere in una società a tolleranza zero. Non si tollera che una persona in auto rallenti per raggiungere un parcheggio, viene subissata di suoni e parole offensive, che una persona anziana attraversi lentamente la strada avendo lancinanti dolori alle ossa, che una persona all’improvviso si accosti alla carreggiata perché magari ha avuto un malore.  Non si tollera un rallentamento, un momento di stasi, un momento di tregua. Tutto deve essere veloce, scattante, decisivo. La persona lenta che si è fermata, per svariati motivi, per un guasto alla macchina, per un dolore al piede, per un problema di salute, viene presa di mira, riempita di insulti, di offese. Tutti i clacson suonano all’unisono per avvisare che si è stanchi e stufi della momentanea interruzione, neanche durasse un mese, un anno, una vita. Non si tollera il ritardo di pochi secondi, di pochi attimi. I ragazzi sono i più intolleranti, quelli che a loro piacimento prendono a parolacce donne lente per strada, gente anziana nei giardini che rallenta la loro corsa in bici. L’intolleranza è divenuta il mestiere di molti. Sono acide e intolleranti anche le donne mature. Da loro ci si aspetterebbe più comprensione, magari sono madri, nonne, zie. Invece il loro comportamento è scontato, ovvio, prendono a parolacce chiunque si trovi sulla loro traiettoria. In certi contesti queste donne intolleranti parlano di solidarietà, si preparano a veglie di preghiere e aste di beneficenza. Dicono che per loro esiste solo il dovere di aiutare gli altri poi quasi investono la donna anziana sulle strisce e la aggrediscono con insulti. L’intolleranza manifesta lascia al palo i deboli. Vengono presi di mira i poveri, i deboli, i fragili, gli insicuri, gli obesi, gli storpi. Si perseguitano le persone inermi con puntiglio tanto si sa che non possono difendersi e nella vita non combineranno mai niente di buono. Questa intolleranza alla fine esaspera, esaurisce. Ogni giorno bisogna fare i conti con la maleducazione dell’intollerante di turno che non ammette ritardi sul suo cammino di ascesa. Magari si è parcheggiato in doppia fila sotto casa propria per pochi minuti solo per scaricare dei bagagli e veniamo aggrediti e accusati di essere i padroni della strada, quando poi il passaggio è libero e agevole e luci di posizione indicano la nostra stasi. Quando spariamo alla vista gli intolleranti fanno dei sospiri di sollievo e si fanno sentire. Noi sudiamo freddo e ci sentiamo non accolti, respinti. l’intolleranza ha raggiunto livelli preoccupanti, soprattutto ci si accanisce contro diversi, stranieri ecc. Siamo in una epoca di conquiste, di progressi ma a tolleranza zero. Se fossimo tutti robot forse sarebbe meglio, tutti programmati, precisi, agili, tutti in acciaio, tutti con il cuore duro o senza cuore, tutti pronti a obbedire, lavorare, senza sentimenti. La tolleranza vuole una educazione che non esiste più, ci domandiamo dove siano la scuola e la famiglia.

 

Ester Eroli

 

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